Un incredibile, fenomenale, ineccepibile, infallibile strumento di divisione tra gli individui, questa è la scuola! Una divisione che porta dritti dritti al conflitto, alla caccia alle streghe, alla cultura biasimevole del punire e premiare, della vendetta covata e realizzata. Questa, tra le altre terribili cose, è la scuola! Una scuola così tanto ignorata sotto questo aspetto, seppur evidentissimo, ma così tanto idealizzata nella sua
narrazione contraddittoria.
La divisione che compie la scuola sull'unità organica degli individui, insegnando a questi ultimi a compierla a loro volta su se stessi, è qualcosa di abnorme, di incontrollabile. E lo fa in vari modi, a vari livelli. Il livello più evidente è quello anagrafico: la scuola separa e classifica gli individui in base all'età, e li deposita nelle aule-pollaio corrispondenti e deputate (celle ricolme di germi e di paura infusa, ma coloratissime). Poi vi è la divisione effettuata dai voti e dai giudizi espressi dai vari 'specialisti del settore': una vera marchiatura che decreta l'uccisione della bella narrazione scolastica che suole esaltare, tra le altre meraviglie irrealizzabili a scuola, la fantomatica 'uguaglianza': ma una volta stabilito chi sarebbe 'asino' e chi 'intelligente' secondo i criteri stabiliti dagli 'specialisti' che coincidono con una morale autoritaria perfettamente rispondente alle istanze del capitale, c'è ben poco da perorare cause a favore di una 'scuola-idolo' che promuoverebbe, a suo dire, l'eguaglianza e la socializzazione! Chi si loda s'imbroda!
Altre divisioni attendono e imparano gli studenti nel corso degli anni nelle loro celle, come la divisione autoselettiva basata sul perseguimento dell'obiettivo automatico e strutturale della competizione tra simili, attraverso la quale anche due bambini che sono amici da sempre arrivano spesso a litigare, a non parlarsi più. Abituarsi all'odio reciproco è ciò che si impara in queste agenzie d'istruzione! Per fortuna interviene spesso la natura, soprattutto in tenera età, e i due bambini, normalmente, ritornano spontaneamente a giocare insieme. Ma è merito della loro natura, del loro buon senso innato, dall'istinto di socialità, non della scuola! Per questo motivo possiamo affermare che se dalla scuola esce qualcosa di buono, non è grazie ad essa, ma malgrado essa!
La divisione più odiosa e subdola, però, quella più nascosta e terrificante, è la discriminazione generata per mezzo dei certificati scolastici, i noti titoli di studio, cioè per mezzo della scuola stessa in quanto dispositivo che produce consumatori suddivisi in gradienti qualitativi prestabiliti e certificati. Significa che la scuola, come diceva
Ivan Illich, opera un severissimo discrimine tra chi possiede un titolo di studio e chi non lo possiede (e anche tra i titoli di pari grado, a seconda del tipo di Istituto in cui sono stati acquisiti), arrivando a far credere, in modo disgustoso, che colui che non ha acquisito un certificato scolastico, o che ne ha acquisito uno di 'rango inferiore' rispetto allo standard assunto come 'accettabile' in quel preciso momento storico e in quel dato luogo, od uno acquisito in un Istituto 'poco rinomato', non soltanto sarebbe un individuo 'ignorante' (che secondo la nostra terribile cultura scolastica autoritaria equivarrebbe a dire uno 'stupido' o 'incapace di ragionare'), ma sarebbe considerato anche un figuro ignobile che, per giunta, essendo 'ignorante', è sicuramente meritevole di essere considerato il capro espiatorio per tutti i guai della società, un reietto da tramutare in una preda per un branco di 'colti' che vorrebbe fargliela pagare in qualche modo e riversare su di lui le colpe di una società ingiusta fatta proprio da loro, dai laureati (l'atteggiamento discriminatorio si traduce in prima istanza nello scherno:
'ma cosa vuoi saperne tu che hai solo la licenza media? Non puoi capire, non vali niente, lascia fare a noi che siamo quelli intelligenti'). Ecco che la scuola, essendo una chiesa e una religione,
crea la sua setta fondamentalista.
In barba a cosa, tutto questo? In barba alla bella retorica sul valore dell'eguaglianza, del rispetto nei confronti di ogni individuo in quanto tale, della vita stessa, della comprensione, della solidarietà, dell'umanità, ecc. Insomma, la scuola da un lato predica sempre bene per autopromuoversi, ma nei fatti contraddice sempre se stessa e i suoi finti obiettivi di facciata. E' ciò che vediamo.
Ma come potrebbe funzionare diversamente un dispositivo inventato espressamente dal potere che serve proprio per dividere la gente, generare sperequazione e odio già tra i bambini, e porre le basi culturali per agevolare le guerre fra poveri? Io penso che sia davvero ora di guardare in faccia la realtà, i fatti, i risultati, anziché rifugiarsi nella bella narrazione con la quale il potere ha rivestito ogni sua espressione, prima fra tutte la scuola. E non trascurerei nemmeno il fatto che non è conoscendo bene la Divina Commedia o i precetti della buona grammatica che si diventa antifascisti (come si può credere a questa sciocchezza?). Anche perché per natura siamo tutti anarchici, nasciamo tutti antiautoritari, ma si può diventare facilmente fascisti con un'educazione e una cultura specifiche come la nostra, se non rimaniamo vigili su noi stessi, in barba alle grammatiche e agli Alighieri vari! E a proposito di libri e informazioni, se dobbiamo dirla tutta come si dovrebbe, ciò che impara lo studente dai libri di scuola, stando nella cella, non è tanto il loro contenuto, che passa in secondo piano, quanto 'un sistema di ordini, un sistema di comando che permetterà e costringerà gli individui a formare degli enunciati conformi agli enunciati dominanti. La scuola serve soprattutto a questo' (Gilles Deleuze).
Il discorso non si esaurisce qui, sono stato fin troppo sintetico, non ho preso in considerazione altri aspetti, come ad esempio il fatto che è proprio la scuola, con queste sue discriminazioni strutturali (o struttura discriminatoria), a generare il problema del bullismo (in questo blog ho riportato prove a supporto,
casi evidenti e vissuti). Ma io credo che le poche righe che ho scritto fin qui siano già largamente sufficienti a far ragionare sui fatti e la realtà. Dico i fatti e la realtà, non i paradisi vagheggiati e le inesistenti proprietà taumaturgiche della scuola.
Altro.
La scuola giustifica le divisioni sociali.