La banalità dell'Intelligenza Artificiale
Ex-ducere e altre fandonie
Gli schiavi non devono pensare, devono solo marciare e marcire!
'Ragazzino, che fai in un angolo, muto? Attento che chiamo lo psicologo! Andiamo! là fuori c'è una vita di competizione, di produzione e consumo, quella è la realtà, unisciti alla massa in moto, non sognare, se ti fermi sei perduto, devi adattarti alla gara, non essere diverso dagli altri, non vedi come lavorano, lavorano, lavorano..? Non vedi anche quegli altri? Quali altri? Quelli che corrono lo stesso perché non hanno un lavoro e devono trovarlo per campare? Quella è gente responsabile, non tu! Non pensare, figliolo, iscriviti in palestra, gioca a calcio, fai karate, pallacanestro, gare di tuffi, atletica, pugilato. Fai vedere quanto sei forte! Fai tutti i corsi che ti propongono i miei insegnanti, così avrai dei crediti a scuola e alla fine ti dichiarerò maturo! Ma se proprio vuoi stare fermo e pensare, fallo solo per strategia militare, per battere un avversario, puoi quindi iscriverti a dei campionati di scacchi, usa la tua fantasia solo in funzione del conflitto e per vincere una medaglia, te la dò volentieri, sai? Oppure puoi pensare nel modo che voglio io, con ciò che voglio io, perciò ti fornirò i miei libri, i miei filosofi, ben inteso solo quelli che alla fine ti conducono sempre a me e a questa società, non un'altra. Ma non pensare per conto tuo al tuo essere, ai tuoi desideri più reconditi, non riflettere in autonomia, non trovare altre soluzioni, non inventare nuovi mondi e nuove possibilità. Sii serio e rinnega l'utopia! Se ti fermi a pensare significa che ozi, e io cosa ti ho sempre insegnato? Ti ho sempre insegnato che l'ozio è il padre dei vizi, e tu non dovrai mai scoprire che l'ozio è invece una santa virtù. L'ozio è rivoluzionario, risveglia il bisogno di libertà, ti allontana dalla società dei padroni... Rifuggi il pensiero e avanti marsh! Unò, duè, unò, duè.. Produrre, produrre!'
L'epoca del radicalismo scolastico, la scolacrazia e le sue vittime.
'Se andate a parlare con i bambini dell'asilo o della prima elementare, troverete classi piene di appassionati di scienza. Fanno domande profonde. Chiedono: 'cos'è un sogno, perché abbiamo le dita dei piedi, perché la luna è rotonda, qual è il compleanno del mondo, perché l'erba è verde? Sono domande profonde e importanti. Vengono fuori da sole. Se andate a parlare ai ragazzi dell'ultimo anno delle superiori, non c'è nulla di tutto questo. Non sono più curiosi. Tra l'asilo e l'ultimo anno delle superiori è successo qualcosa di terribile'
E' evidente che la 'cosa terribile' di cui parla Sagan è la scuola stessa, ma questa evidenza non può essere ammessa dai devoti fondamentalisti della scuola, che intraprendono così la loro battaglia a sua difesa. La cosa oltremodo preoccupante è che la difesa, da parte di questo popolo cieco e iniziato fin da bambino alla devozione scolastica, viene attuata molto spesso inconsapevolmente, ormai come un automatismo mentale: è un riflesso condizionato pavloviano. E che cosa dice, di solito, questo popolo ferocemente in soccorso della scuola in quanto tale?
- E' questo tipo di scuola che non va bene.
- La colpa è dei professori.
- E' un problema di oggi, una volta non era così.
- Sì, ma dipende.
- La scuola italiana è da cambiare.
- La scuola ha fatto anche cose buone.
- La mia esperienza è positiva.
- Sì, però Einstein...
Eccetera, eccetera.
Tutte queste affermazioni, e molte altre (il campionario è vasto), non rivelano altro che una tenace devozione nei riguardi di una macchina concepita per lo sterminio delle coscienze e delle intelligenze quale è la scuola. Einstein, mente profonda, è poi uno di quelli da non prendere proprio in considerazione se si vuol perorare la causa della chiesa-scuola (nella nostra pagina facebook sono state pubblicate sue dichiarazioni in merito alla scuola, non c'è che da informarsi prima di cadere nel luogo comune o nello stereotipo; atteggiamento, questo, che proviene proprio da una formazione scolastica) e se la cavava anche male in matematica, finché è stato a scuola.
Il cervello, per funzionare bene, ha bisogno di libertà, di autonomia individuale, di autodeterminazione, di ambienti non gerarchizzati o coercitivi, di tutte quelle cose che la scuola distrugge scientemente, che lo vogliano o no i docenti, che ne siano consapevoli o no, che facciano i rivoluzionari o i conservatori. I lettori possono spulciare tra i nostri post della pagina facebook e scoprire che il mondo è andato avanti per merito di grandi inventori autodidatti o di quelli che, malgrado l'azione devastante della scuola, sono riusciti a salvare la propria creatività, o di quelli che la scuola hanno potuto abbandonarla ancora da bambini. Davvero si pensa che il sistema metta in campo la scuola, per giunta con obbligo di istruzione, per emancipare le masse produttrici e liberarle dal sistema stesso? Di fronte a questa credenza c'è chi ride per non piangere.
E' gravissima questa coriacea e cieca fidelizzazione sacrale alla scuola da parte della massa, ma è proprio questo il segno irrecusabile del fatto che la scuola, in quanto istituzione che pone come fine se stessa, abbia svolto fino a oggi un lavoro eccellentissimo. E di certo, dato il suo prodotto sociale, continuerà a svolgerlo sempre più serenamente. Non è vero che 'la nostra scuola non funziona', come spesso sentiamo ripetere banalmente, in modo sbrigativo e onorando il consueto luogo comune e la volontà di difendere l'indifendibile: per gli scopi occulti - oggi assai meno occulti - che si è prefissa fin dalle sue origini istituzionali (vedi 'programma occulto' di Ivan Illich), la scuola funziona perfettamente e magnificamente, purtroppo!
Il fine del potere è il potere. Il fine di un'istituzione è quell'istituzione. Il fine della scuola è la scuola, con tutto quello che ciò comporta in termini di addomesticamento e indottrinamento/manipolazione delle masse.
Sovrastrutture puzzolenti
La morale sancita dal cosiddetto 'diritto divino', consacrata dalla violenza delle armi di stato e dal diritto costituzionale e civile di stampo borghese, ci inculca fin dalla nascita la menzogna secondo cui l'essere umano, in quanto tale, senza cioè sovrastrutture culturali, rimarrebbe una sorta di bestia immonda, dedita alla violenza e a ogni sorta di 'peccato' e trivialità. Ci inculca quindi che, per ovviare a questo destino, ci occorre seguire rigorosamente dei precetti e dottrine che altri individui, perfettamente umani come noi, decidono essere quelli giusti e buoni per tutti. Smettiamola con gli pseudo filosofi del XVII secolo! Le contraddizioni sono evidenti, ma questa condotta è sempre stata accolta dalle povere genti antiche e da queste salutata come vera opera di salvezza, propria e collettiva. 'Viva la cultura', si grida sempre. Già, ma nessuno si pone il problema di quale tipo di cultura si vada sempre inneggiando! Com'è possibile tanta dogmatica superficialità?
La fine della democrazia
La formula della convivenza tra uomini o tra gruppi di uomini all'insegna della libertà l'abbiamo già alla nascita; nulla di scritto sulla carta, è una questione biologica e di sopravvivenza, come ci insegnava già Kropotkin e successivamente antropologi e sociologi, è un istinto che si esplica e si articola in base ai contesti e ai tempi in cui i gruppi umani si trovano a vivere, purché esso venga assecondato e realizzato senza principio di dominio o di potere o di scale gerarchiche attive. Niente servi e niente padroni.
Poiché è oggettivamente difficile - ma non impossibile - sbarazzarsi della nostra cultura fondata sul dogma della competizione e sul potere politico-economico-militare-religioso, è evidente e logico, mi pare, che l'indispensabile sia lasciare che i bambini non vengano influenzati da quella, ma che sviluppino completamente l'istinto di cooperazione e di libertà, quelle caratteristiche umane innate che non a caso l'istituzione scolastica distrugge sistematicamente, scientemente, ineluttabilmente, nonostante le buone intenzioni dei docenti, la maggior parte dei quali totalmente ignari del programma occulto della scuola e, di questo, esecutori/difensori agguerriti: i migliori alleati del sistema. Praticare dunque la libertà, senza soffocarla come fa la scuola e come vuole una società scolarizzata, è la strada più lungimirante da percorrere, certamente la risposta alla menzogna della dittatura democratica e di tutte le altre dittature.
Gli anarchici, i bambini e la scuola.
Gli anarchici hanno fiducia nell'individuo e nell'umanità. E' una fiducia rivolta all'individuo in quanto tale, cioè a un essere umano unico, irripetibile, il che significa credere a un essere umano non manipolato dall'esterno. Gli anarchici odiano la manipolazione, da qualunque parte essa arrivi e, a loro volta, ovviamente, non manipolano nessuno. E' una fiducia nell'individuo, quella anarchica, che concerne il nostro profondo, che sposta l'attenzione dalla competenza acquisita, a cui la nostra società aspira, alla potenzialità innata. Capite la differenza? Quella anarchica è una fiducia nei riguardi dell'essere umano inteso come l'espressione piena e viva della natura. L'essere umano non manipolato è in grado di soddisfare se stesso e, nel farlo, soddisfa e alimenta la natura, ne rispetta il ciclo vitale.
Nessun anarchico potrebbe mai manipolare un bambino, quindi credere, ad esempio, come fa la massa, che un bambino è una specie di idiota o un sacco vuoto da riempire o un automa in cui inserire un programma per animarlo ed emanciparlo (un bambino nasce già libero e anarchico, non ha sovrastrutture, né dogmi e purulenze culturali, cos'altro desiderare?). Solo i preti, i politici e i pedagoghi - e ovviamente una società già indottrinata - pensano al bambino come a un essere da catturare e istruire obbligatoriamente per mezzo di qualche specialista, ancorché 'rivoluzionario', e di strutture istituzionali che sono sempre puntualmente istituzionalizzanti per loro natura.
Ogni bambino è in realtà un germoglio unico che nasce possedendo già un'istruzione precisa data dalla natura, e con quella sua istruzione innata vorrebbe continuare a svilupparsi, ma la società nostra, questa, culturalmente deviata, non glielo permette. Nessun anarchico penserebbe mai di legare quello splendido e autonomo germoglio a un bastoncino per farlo crescere dritto. Quelli di 'dritto' o di 'giusto' o di 'bene' (così come i loro contrari) sono concetti assolutamente relativi e interessati, perciò nessuno, nemmeno un anarchico, può arrogarsi il diritto di decidere per il bambino che cosa sia 'dritto', 'giusto' o 'bene'. Questo gli anarchici lo sanno. E' coerente credere che parlare di 'educatore anarchico' sia un vero ossimoro.
Il bambino rappresenta e contiene tutta la meraviglia e la libertà che ci aspettiamo dal mondo che sogniamo, perché modificare il bambino a nostro piacimento? Lasciamo dunque in pace i bambini! La scuola è distruttiva, è un'istituzione totale e autoritaria, e non si riforma, non si cambia, si deve solo abolire. Se anche una scuola libertaria si comporta in modo da catturare i bambini e decidere per loro cosa è bene fare o pensare, quella scuola è da abolire: non c'è nulla in merito alla libertà che un bambino non sappia già! Dobbiamo quindi cambiare il modo di pensare, se vogliamo cambiare davvero il mondo. Chi ha paura di questo cambiamento è parte del problema e si lascia volentieri catturare dalla favola secondo cui l'uomo nascerebbe malvagio, credendola una verità, come scriveva bene anche Erich Fromm, soltanto per giustificare la sua paura e rimanervi incastrato dentro, perché, diciamolo, è tanto comoda la paura della libertà per rimanere passivi, schiavi, e giustificare così la delega a un governo. Evviva i bambini liberi da noi adulti! E smettiamola con queste scuole, con tutte le scuole!