Una citazione al giorno

Una citazione al giorno -
Data Rivoluzionaria

'Col suo marchio speciale di speciale disperazione'

Quando decisi di aprire questo blog, sei anni fa, il panorama virtuale era un po' desolante e vuoto sui temi inerenti alla pedagogia libertaria. Anche quel motivo mi spinse ad aprire questo blog e, poco dopo, anche una pagina facebook che molti di voi già conoscono e seguono. Come vedete, qui nella colonna del blog, non ho certamente risparmiato informazioni e letture specifiche, con lo scopo preciso di far conoscere le cose che a me sembrano basilari sulla pedagogia libertaria. Non mi sono risparmiato neppure nella divulgazione di varie pubblicazioni in pdf. Continuerò a farlo.
Grazie a tutti i lettori, io oggi noto che vi è certamente più consapevolezza riguardo all'esistenza di una pedagogia libertaria, delle scuole libertarie in genere, tanto è vero che ho visto e continuo a vedere scuole libertarie che vengono inaugurate anche in Italia, come anche pagine facebook dedicate al nostro tema, o anche singole persone che, da insegnanti quali sono, si fregiano dell'aggettivo (o appellativo) 'libertario/a', e via discorrendo. In questi anni ho visto dunque cambiare le cose, alcune cose. Ma sempre in meglio? 
Dopo aver metabolizzato questi cambiamenti, dopo averli analizzati, forse oggi dovrei dire che non mi esaltano più di tanto, ma questa è soltanto una mia sensazione. A parte qualche eccezione, non di rado ho visto purtroppo quella che qualcuno potrebbe definire un'appropriazione indebita del termine 'libertaria' o 'libertario', ma anche 'anarchico' o 'anarchica', con la scusante sempre pronta all'uso che recita 'nessuno stabilisce chi e che cosa è anarchico'. In verità questa appare più come una falsa giustificazione che - e questo è vero - aiuta purtroppo soltanto alcune persone a veicolare altri scopi non propriamente anarchici, là dove invece l'anarchia è qualcosa di ben preciso pur nella sua galassia variopinta di declinazioni (declinazioni, e non interpretazioni funzionali a una direzione diversa), la sua intenzione è chiarissima, talmente chiara e netta che qualsiasi direzione diversa da quella anarchica par che mi salti agli occhi come un pomodoro maturo sulla neve.
Cosicché mi accorgo, e non di rado ormai, che la seppur cauta proliferazione di scuole libertarie, almeno in Italia, può anche celare o svelare qualcosa che poco o niente ha a che fare con questo tipo di scuole e con l'anarchia, sia nei metodi usati, sia nelle finalità. Le due cose sono sempre strettamente legate insieme. Il mio è soltanto un invito a saper discernere. La coerenza tra mezzi e fini viene spesso disattesa, ed è relativamente facile scoprire questa discordanza dal modo in cui una scuola o un gruppo si presenta al mondo... reale o virtuale che sia: prima o poi il velo della disonestà o della non coerenza cade: più si è consapevoli di cosa siano la scuola libertaria e la descolarizzazione, e più repentina sarà la caduta del velo dell'impostura, volontaria o involontaria che sia.
Perciò io credo che, insieme alla gioia nel vedere sì tanti gruppi di educazione libertaria, dovrebbe sempre accompagnarci anche una sana e costante pratica d'analisi critica, fondata sulla consapevolezza ferrea di cosa voglia dire veramente 'anarchia' o 'scuola libertaria', lungi dalla facile retorica o dai luoghi comuni, perché noi tutti e tutte stiamo vivendo tempi in cui l'ambiguità delle identità politiche e l'ipocrisia delle ideologie e delle strumentazioni sembrano impazzare più del solito, come pure gli opportunismi, le furberie in genere, a tutto svantaggio di un'idea schietta di libertà che, per sua natura, non può avere direzioni diverse da quell'unica, 'ostinata e contraria', considerata perciò eretica e assurda dalla maggioranza delle persone, odiata e combattuta dalla massa. Gli eretici perciò vengono spesso marchiati, sono delle 'anime salve', anime solitarie, che non possono avere il conforto della maggioranza, ammesso che vogliano averlo.
Questo blog continuerà ad informare in assoluta autonomia come fa dal 2011, senza naturalmente avere alcuna pretesa se non quella di informare, mantenendo la sua coerenza ben salda e ben lungi da qualsivoglia condizionamento esterno, classificazione, o assorbimento in circuiti e organizzazioni varie rigonfie di vuota retorica (anche anarchica) che serve soltanto da richiamo venatorio.

'Un uomo solo non mi ha mai fatto paura, l'uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura'. (Fabrizio De Andrè).

Critica sociopedagogica al film 'La classe degli asini' (Raiuno)

Un'amica pedagogista si sofferma su alcune fasi salienti del film 'La classe degli asini', e ne svela alcuni punti critici responsabili della visione distorta che la società ha rispetto alla scuola, alla funzione 'salvifica' che tutti le attribuiscono, e alla costruzione della società stessa fondata sulla e dall'educazione di massa obbligatoria.

Costruire automi ed essere convinti che siano individui

William Torrey Harris non è stato un anarchico statunitense, ma al contrario, per tutta la vita, non ha fatto altro che servire la causa schiavista del sistema statuale; è stato insegnante, sovrintendente delle scuole, commissario della pubblica istruzione, ha scritto libri sul metodo scolastico, sulla filosofia della pubblica istruzione, sulla psicologia che regge l'intero sistema educativo scolastico e sociale... Insomma, Harris era uno con le mani bene in pasta, pappa e ciccia con i governi che si sono succeduti in USA negli ultimi decenni dell'Ottocento, e ovviamente era anche amico di industriali guerrafondai e magnati dell'economia liberista. Tra i crimini da lui progettati, spacciati per azioni filantropiche a cui la gente normalmente crede acriticamente, per fede, c'è stato quello di normalizzare e omologare, attraverso la scolarizzazione, i figli dei nativi americani (gli incivili, come dicevano gli scolarizzati all'epoca a proposito degli 'indiani'), in modo da ridurre anche loro come gli altri civilizzati, cioè degli schiavi produttori, acquiescenti, obbedienti e incattiviti, timorosi dell'autorità, insomma: dei perfetti cittadini deresponsabilizzati, adattati, e soprattutto aventi anche loro l'idea che la scuola fosse necessaria. 
Questa breve introduzione biografica serve a farci capire che di istruzione, Harris, ne capiva molto, dove per 'istruzione' dovremmo intendere quello che veramente il termine indica: intervento esterno e inserimento di elementi programmatici atti a far funzionare una macchina nel modo prestabilito. Harris di queste pratiche istruttivo-educative, oggi fortemente in atto, era molto esperto, ed è perciò che le sue parole in merito agli scopi occulti della scuola non possono che essere veritiere. Non è perciò un Marcello Bernardi, o un Ivan Illich, o un Franciso Ferrer, o un Colin Ward ad affermare quanto segue, ma è Harris, un efficientissimo servitore dello Stato, promosso da quest'ultimo esperto di educazione nazionale e pedagogo. Ecco quanto ha affermato con orgoglio: 'Novantanove studenti su cento sono degli automi, attenti a camminare nei percorsi prescritti, attenti a seguire la morale prescritta. Non è un caso, ma è il risultato di una sostanziale educazione che, scientificamente definita, è la sussunzione dell'individuo' (citazione tratta da Wikipedia).
Constatati quindi gli effetti della scolarizzazione, ne consegue il fatto che per Harris, e perciò anche per i pedagogisti del sistema che ci vuole formati e istruiti nel modo da lui prescritto, l'individuo si identifica e si concretizza nel suo essere automa, l'individuo deve essere un automa (ossimoro), e che per far precipitare e disciogliere l'essere umano nella dimensione dell'automa occorre un'educazione specifica che solo la scuola, come pure la caserma e una società ampiamente scolarizzata, può garantire. Questi obiettivi nascosti della scuola sono stati il tema principale di molte analisi svolte da Ivan Illich, un pensatore che non a caso compare sempre nelle bibliografie relative allo studio della pedagogia anarchica e dell'apprendimento incidentale.
Quando noi vediamo, dunque, certi effetti, quello che succede intorno a noi, nel mondo come nella nostra città o nella famiglia tradizionale, e ce ne rattristiamo o indignamo, possiamo dire con certezza quale ne sia la causa, e conseguentemente porvi un rimedio, un freno, un limite, o anche soltanto un'attenzione come state facendo adesso, leggendomi. Possiamo di conseguenza fare un'altra società, di autentici individui e non di automi, disobbedendo anzitutto alle nostre convinzioni che ci sono state inserite dall'esterno, e soprattutto non facendo diventare automi sociali anche i nostri figli.

Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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