Una citazione al giorno

Una citazione al giorno -
Data Rivoluzionaria

Vita, morte e latrine

 


L
a scuola è un ambiente mortale, soprattutto per gli studenti. Dentro le celle viene pretesa l'attenzione massima, ora dopo ora, per tutta la mattinata e spesso anche oltre. Anno dopo anno, dentro le scuole, le coscienze si deteriorano e si incattiviscono a causa del continuo disciplinamento. Sei studente? Sei studentessa? Allora devi ubbidire, questo è il vero insegnamento che qualcun altro ha deciso per te! Fin dalla più tenera età devi imparare questo tipo di linguaggio sociale - disciplina, ordini da eseguire, orari da rispettare, autorità a cui inchinarti, automatismi comandati - che è il linguaggio militare, ti servirà per essere bravo e docile al lavoro, sottomesso ai padroni e, alla fine, anche desideroso di essere governato. 
La scuola è un ambiente mortale, dove a poco a poco, ma inesorabilmente, si uccide l'autodeterminazione. Sei studente? Sei studentessa? Ti richiedono massima concentrazione e acquiescenza, niente slanci e colpi di testa. Ti etichettano con un voto: tu sei un 4, tu sei un 8, tu sei un 2... e quindi tu vali in base a dei numeri stabiliti da gente che nemmeno conosci e, soprattutto, che non ti conosce: un gradiente ignobile e divisivo come pochi, i voti o i giudizi, che non scegli tu, ma a cui ti affezioni subito - per te, quei numeri, saranno amore per tutta la vita! 
La tua vita a scuola non esiste, se non nei piccoli furti di spazio e di tempo che ti concedi, momenti clandestini. Li senti quei momenti che respirano? Sono i respiri di una libertà che soffre e che tu vorresti liberare totalmente, ma non puoi, accidenti! Ti concedono solo la ricreazione, pochi minuti, devi abituarti anche a ringraziare quelli che ti concedono questa minuscola gioia, sempre controllata, inguainata, sorvegliata e sofferta comunque dentro un edificio virulento. 
Sei studente? Sei studentessa? Allora sai che la tua vita a scuola viene reclusa, perché la vita è là fuori, nel mondo, e sai pure che la socializzazione che in troppi credono davvero che si svolga a scuola è una chimera, una menzogna colossale! La latrina! ecco l'unico luogo dove tu, studente, puoi socializzare con altri reclusi come te che - wow! - sono pure di un'altra classe che tu, prima d'allora, non avevi nemmeno avuto modo di conoscere. Allora ecco l'occasione da prendere al volo, prima che sparisca forse per sempre: 'ciao, come ti chiami?' chiedi all'inizio, e lì, nei cessi, scambiate le vostre idee, le vostre sensazioni, i vostri hobby, le vostre promesse, i vostri affetti, la vostra vita. La latrina! Che prospettiva! Occorre fin da subito imparare che in questa società, se vuoi un po' di libertà, devi vivere ai suoi margini. Ne parlo nel mio libro, tra le altre cose, ma all'estero ne hanno scritto in maniera proprio esclusiva, tutt'un libro sui cessi della scuola, chi conosce il francese potrà apprezzare. 
A scuola tutto è consacrato all'obbedienza, all'osservanza delle regole calate dall'alto. E' questo che insegna veramente la scuola, lo fa con la pratica, altro che teoria libresca! Non c'è come la pratica per imparare davvero! Caro studente, cara studentessa, ti devi abituare fin da quando sei in fasce. Cos'è questa libertà di cui vai cianciando? Fa male, sai? Lascia perdere! Dovrai invece diventare anche tu un ingranaggio di questa società, e finirai per essere talmente ingranaggio e talmente ben oleato, così ben intruppato di dottrina utilitaristica, che aggredirai tutti coloro che osano parlare male proprio di quel dispositivo disciplinante che è la scuola, che ti ha fatto diventare così impeccabilmente parte del problema, il nemico numero uno della Causa umana, orgogliosamente maturo e diplomato!

E' uscito il libro 'Perché dobbiamo abolire la scuola'

 


Penso sia il caso di dire qualche parola in merito. Sorvolo volentieri sugli aspetti anche grotteschi che il libro ha dovuto incontrare nella ricerca di un'edizione che fosse rispettosa del suo contenuto, del suo senso; certo, mi rendo conto che un testo del genere possa - e debba! - far tremare i polsi anche anche ai più scafati di rivoluzione intellettuale, ma da qui a voler tentare di manipolare il testo per stravolgerne il senso - come stava per succedere - è un'operazione che non so nemmeno definire per quanto è subdola. Ma tutto bene, alla fine il testo è qui, sano e salvo, grazie all'intelligenza di un editore che, seppur non affine al pensiero libertario - o almeno così credo - si è dimostrato più anarchico e meno ingolfato di ideologie del primo. 
E' un libro che si snoda in 18 capitoli, con in più un breviario etimologico, in cui vengono anzitutto demoliti tutti i luoghi comuni sulla scuola e, capitolo dopo capitolo, analizzati gli aspetti deleteri dovuti a un vero e proprio disciplinamento quotidiano obbligatorio per bambini e ragazzi, un disciplinamento che va persino oltre il tempo-scuola strettamente inteso, come ben sanno gli studenti, vittime innocenti di un progetto pedagogico di Stato calato dall'alto. 
Non si tratta di una critica fine a se stessa - ancorché utile se lo fosse - ma una presa di coscienza totale, un invito al ragionamento che apre nuove porte, nuove visioni, nuovi orizzonti possibili. Il lettore si trasforma così, spero, in un esploratore intelligente, acuto, attivo, soprattutto liberato dalle catene che lo legano a una visione unica del mondo e del processo di apprendimento. 
E' un testo eretico e scomodo, come del resto scomoda e terrificante è, spesso, la stessa realtà quando viene osservata senza filtri ideologici o ideazioni dogmatiche, come avviene sempre quando il soggetto da osservare è la scuola. Qui non ci sono retoriche da sciorinare - che anzi combatto - né ideologie da far valere, è tutta realtà. I capitoli sono i seguenti: 

- - Breviario etimologico - -
1) Mitologia scolastica. 
2) Altre scuse. 
3) Genesi del processo di classificazione nella scuola e origini della scuola moderna. 
4) Diventare come il padrone. 
5) Docenti. 
6) La scuola chiesa. 
7) Sull'ignoranza. 
8) La cultura. 
9) Tutto il potere alla scuola. 
10) Partecipazione affettiva. 
11) Il bambino. 
12) I libri. 
13) La valutazione. 
14) Apatici utili. 
15) Emorragie. 
16) Al bando le scuole alternative! 
17) Vie d'uscita. 
18) Conclusioni. 

Quarta di copertina: 
Un saggio che non risparmia critiche alla scuola e nel quale si svelano, attraverso lo smantellamento della retorica e dei luoghi comuni, i meccanismi e le logiche autoritarie nascoste e aberranti di questa istituzione e le ragioni per cui è necessario liberarsene. Ma è anche un grande atto d'amore nei confronti della Conoscenza, della vita vissuta all'insegna del vero e libero apprendimento. In queste pagine si attualizzano le analisi svolte da pedagogisti come Ivan Illich, Paul Goodman, John Holt e altri, e si trattano gli aspetti e le dinamiche che maggiormente concorrono a fare della scuola non ciò che essa fa credere di essere, ma una palestra di disciplinamento, dove ogni studente è vittima inconsapevole di un ingranaggio pedagogico che lo trasformerà in un docile schiavo produttivo, prevedibile e facilmente governabile.

Buona lettura. 





La scuola del futuro non è che lo sviluppo dell'attuale e aberrante sistema educativo

scuola del futuro

Prigione di Justiz Vollsugs Anstalt (Dusseldorf), realizzata dall'artista Markus Linnenbrink

I pedagoghi di stato vogliono fare della scuola una caserma permanente per l'infanzia. Una caserma o una prigione - a seconda di come si vuole intendere l'azione pedagogica, se come 'educazione' o 'rieducazione' - ma mistificata, colorata, agile, luminosa, accessoriata, tecnologica.

Da moltissimi anni la scuola è posta sotto la critica dilagante dell'opinione pubblica e dei suoi stessi operatori, questo perché, com'è ovvio, la scuola restituisce risultati perfettamente opposti a ciò che essa promette. Non dobbiamo illuderci o stupirci, chi ha progettato la scuola ha proprio voluto che fosse così! La nostra è una scuola veramente antica, con lezioni frontali e gli studenti perennemente passivi e timorosi di dover sbagliare un ordine ricevuto. E non può essere diversamente finché la scuola rimane quel luogo progettato espressamente a questo scopo, e cioè una enorme caserma o palestra d'obbedienza che fornisce al sistema orde di docili produttori, schiavi asserviti al padrone e alle autorità, incapaci di autodeterminazione e di pensare alla vita come gioia di libertà. Gli stessi operatori della scuola, gli stessi pedagoghi di stato, sospinti dalle nuove esigenze del Capitale e dai capitani d'industria, vogliono dunque correre ai ripari e togliere di mezzo una scuola vecchia. Ciò non significa, però, togliere di mezzo gli obiettivi occulti della scuola stessa, ma solo raggiungerli in modo diverso, più 'moderno'. Vediamo.

Questi specialisti (attenzione sempre agli specialisti!) ormai ammettono che questo tipo di scuola non va bene, hanno anche 'scoperto' (non è vero, sapevano benissimo anche prima) che l'apprendimento avviene meglio attraverso il gioco e la curiosità innata, attraverso l'incidentalità, la libertà, l'autonomia del bambino (per esigenze di sintesi non vi parlerò, qui, degli esperimenti che sono stati fatti in questo senso). Lo sanno bene, ma allora cosa pensano di fare? Non certo quello che sarebbe logico fare, e cioè lasciare davvero liberi i bambini di imparare, visto che sanno farlo così bene da sorprendere tutti! Lasciarli liberi sarebbe la vera rivoluzione! Pensate che lo stato lasci fare in questa direzione?  Dicono invece: 'ok, facciamo giocare questi bambini, che diano pure sfogo alla loro curiosità, ma che lo facciano nelle nostre scuole, appositamente concepite, attraverso i materiali che NOI forniamo loro e con i risultati che NOI vogliamo che essi raggiungano!' Questo dicono. E questo è l'obiettivo di tutte le scuole alternative che, non a caso, vengono sostenute dallo stato, come avviene già all'estero. La scuola del futuro? E' tutta una mistificazione, un enorme inganno, più di quello attuale che, almeno, è ancora in qualche modo visibile per chi lo vuol vedere.

Tutti questi esperti di pedagogia, di puericultura, di pediatria, di neuroscienze applicate all'infanzia e persino sociologi, psicologi, antropologi... naturalmente tutti al servizio del sistema e conformati all'identico modello culturale, guardano i bambini, osservano come essi imparano spontaneamente nella vita, si stupiscono di come apprendano facilmente da soli, senza maestri o adulti, ma non li lasciano in pace, non li vogliono vedere nella vita! E cosa vogliono fare? Quella vita la vogliono costruire dentro una scuola, e va da sé che la vita non può entrare in una scuola, non solo per via delle dimensioni, ma perché è un controsenso di per sé! A scuola non può che esistere, al massimo, per bene che vada, una piccolissima porzione di pseudovita, e peraltro surrogata. Ma perché gli specialisti vogliono imprigionare i bambini? E' ovvio: nella vita, nei contesti più diversi, nelle relazioni più spontanee e varie, un bambino libero impara la libertà, impara a non aver paura di voti e rimproveri, apprende ciò che più gli interessa, sviluppa davvero il suo senso critico e l'autodeterminazione, impara ad autogestirsi e a prendersi delle responsabilità; invece un bambino a scuola, per quanto colorata, tecnologica, aperta e solo apparentemente libera, non farà altro che prendere ordini, agire secondo un modello imposto, in base a obiettivi predisposti dall'educatore al servizio del sistema, e si allenerà a diventare lo stesso schiavo produttore, ma lo farà giocando, divertendosi, e illudendosi più di oggi che quella sia davvero la vita. Il progetto delle scuole future è estremamente furbo, aberrante, cinico e malefico al tempo stesso. 

Nella foto: Prigione di Justiz Vollsugs Anstalt (Dusseldorf), realizzata dall'artista Markus Linnenbrink

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 C'è poco altro da aggiungere rispetto al titolo del post, se non che l'apertura di un account Instagram è avvenuta solo pochi giorni fa. Si ringraziano tutti quelli che sono già entrati come follower e quelli che vorranno unirsi. Clicca sull'immagine qui sotto.




Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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