Per quale motivo anche i governi più reazionari, fascisti e conservatori, necessitano della scuola, della sua azione 'educante'? Già all'inizio del Novecento ci si interrogava su questo, e l'interrogativo faceva vacillare molte convinzioni dure a morire. Le risposte furono date già allora con forza piena, scomoda, dirompente. Una di queste venne dal filosofo e pedagogista Giovanni Cesca, il quale, tra le altre cose, ebbe a dire:
'L'Educazione è ritenuta da tutti come il mezzo migliore per far trionfare le proprie idee e tendenze, e perciò le classi sociali, i diversi partiti politici, le chiese e le sette religiose, le scuole scientifiche e sociali, che sono in armonia con queste'.
A fianco a lui, in questo dato evidente, è il grande Francisco Ferrer Guàrdia:
'è passato il tempo nel quale i governi si opponevano alla diffusione dell'istruzione in cui cercavano di limitare l'educazione delle masse. Questa tattica era loro possibile un tempo [...] Ma i tempi sono cambiati. I progressi della scienza e le scoperte di ogni specie hanno rivoluzionato le condizioni di lavoro e della produzione. Non è più possibile ora che il popolo resti ignorante; bisogna ch'esso sia istruito perché la situazione economica di un paese si conservi e progredisca di fronte alla concorrenza universale. Allora i governi hanno voluto l'istruzione, un ordinamento sempre più completo della scuola, non perché sperassero dalla educazione il rinnovamento della società, ma perché avevan bisogno d'individui, di operai, di strumenti da lavoro più perfezionati per far prosperare le imprese industriali e i capitali impiegativi. E si son visti i governi più reazionari seguire questo movimento...'.
Ma non dobbiamo cadere in errore e pensare che le risposte ci arrivino solo dall'alba del Novecento. William Godwin, in epoca illuminista, è il primo filosofo, da quanto ci perviene, a metter mano ad una critica strutturata della scuola, a ragion veduta. In tempi recenti, altri pensatori, filosofi, pedagogisti, sociologi, hanno affrontato l'argomento e dato la medesima risposta, fino a giungere ai contemporanei John Holt, Paul Goodman, Ivan Illich, Colin Ward, Joel Spring, Marcello Bernardi, ecc. Come dice Colin Ward all'inizio del capitolo 'Descolarizzazione', 'Perpetuare questa società è, in definitiva, la vera funzione sociale della scuola'.
Chi dunque crede di poter cambiare questa società per mezzo della scuola è, nel migliore dei casi, un illuso.
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