Potremmo fare una cortesia a noi stessi, all'umanità tutta, facendo una cosa molto semplice. Tutte le volte che ci scappa di dire 'bisogna educare i bambini a...', chiediamoci anzitutto se i bambini abbiano davvero bisogno di essere educati (p. es. al rispetto delle differenze, degli animali, dell'ambiente, ecc.) o se non sia necessario, invece, diseducarli da ciò che gli abbiamo già insegnato o, molto meglio, se siamo ancora in tempo, non iniziarli affatto a questa società. Il più delle volte, quando pensiamo di educare un bambino a dei princìpi che in realtà portava già con sé naturalmente e spontaneamente prima di essere stato manomesso dagli adulti, lo stiamo esortando a diseducarsi, a ridiventare quel che era prima di diventare un seguace della morale autoritaria della società. Il bambino non naviga bene in questa contraddizione perenne, ne rimane scosso, ma non sa esplicarlo. Infatti...
Da una parte gli si insegna a competere, dall'altra gli parliamo di fratellanza e di rispetto dell'altro; da una parte gli si insegna ad adattarsi a questa società capitalista, dall'altra gli diciamo di lottare contro le ingiustizie di questa società; da una parte gli si insegna che la proprietà privata è un valore positivo, dall'altra gli diciamo che deve imparare a condividere con gli altri. E così via, in un'infinità di esempi contraddittori. Bisogna semplicemente decidersi se insegnar loro ad essere funzionali a questa società (e la scuola lo fa benissimo, è fatta per quello), o se iniziare a smetterla di essere moralizzatori ed educatori di chi non ha alcun bisogno di morali e di educazione.
Se il mondo fosse l'espressione dei bambini, se fosse il risultato della loro morale pura e schietta, sarebbe sicuramente luogo meraviglioso per tutti.
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