Una citazione al giorno

Una citazione al giorno -
Data Rivoluzionaria

Il modello di oppressione spiegato in poche scene. Dal film 'I cento cavalieri'.

Prima di leggere, vi invito a guardare il breve spezzone del film. Gli sceneggiatori di questo film, in queste poche battute, hanno mirabilmente sintetizzato il funzionamento del sistema, all'interno del quale la società viene divisa in due, da una parte gli oppressori, e dall'altra gli oppressi, questi ultimi a loro volta divisi per categorie e, di conseguenza, in conflitto tra loro. 

Passo passo, battuta dopo battuta, vorrei accompagnare il lettore in questo funzionamento, nella speranza di chiarire il concetto di sfruttamento a quanti pensano ancora di vivere liberi, in una società altrettanto libera.

Comincio subito con la prima battuta, laddove si dice che 

'il mondo è governato dalla ragione'

Questa frase è fondamentale, perché, senza la razionalità, senza il calcolo, non si potrebbe mai compiere tutta la violenza che il sistema sa mettere in campo, come le guerre, i genocidi, le torture, l'insieme stesso di un apparato di sfruttamento tanto sofisticato ed enorme. Le guerre non sono decise dai pazzi, come ingenuamente si pensa, ma da persone estremamente razionali. E' il 'sogno' della ragione a generare i mostri, non il 'sonno'!

'il caso non esiste, è una personificazione della nostra pigrizia'

Soltanto un sistema fondato sull'allevamento di schiavi può demonizzare sia il caso, sia la pigrizia. 'Caso' significherebbe infatti spontaneità, quindi libertà, mentre il potere desidera soltanto che lo schiavo sia sempre indirizzato, sorvegliato, regolamentato e assolutamente produttivo, giammai pigro.

'nel firmamento regna un ordine matematico, possiamo permettere che sulla Terra regni il disordine?'

Ci sarebbe moltissimo da dire su questa frase. Riassume cinque millenni di potere che, per perpetuarsi, deve attingere anche alla dimensione metafisica, al fine di dimostrare che l'unica maniera di vivere possibile e giusta è quella di seguire un ipotetico ordine matematico, naturalmente euclideo, dimenticando espressamente che esistono altri modi di concepire l'universo, che segue invece un destino entropico ineluttabile (e l'entropia è soltanto un ordine di tipo diverso, non euclideo)

'è uno spreco di forze e naturalmente anche uno spreco di denaro'

Lo scopo di quel tipo di ordine voluto dal potere è quello di opprimere le masse con più facilità, altrimenti il controllo di queste masse libere darebbe luogo a sperperi di energie oppressive e di soldi destinati al privilegio esclusivo. Ammesso poi, naturalmente, che possano esistere masse libere, perché questo è un ossimoro, in quanto gli individui liberi non costituiscono mai una massa e non vorrebbero mai farsi governare.

'invece guardate: basterà un po' d'esercizio perché ogni gruppo, falciatori, zappatori, mungitori, a furia di ripetere una sola funzione, diventi di un'abilità eccezionale, e soprattutto controllati, dalla veglia alla ritirata'

Questa è la parte più importante, perché, per avere uno schiavo docile e ubbidiente occorre istruirlo (l'esercizio, dice la sceneggiatura), occorre la scuola. E la scuola serve anche a specializzare gli schiavi, ognuno nel suo settore di produzione, sempre con il fine ultimo di creare ricchezza destinata alla classe dirigenziale. Lo schiavo specializzato, istruito dallo stato, certificato da un diploma, sarà destinato non solo alla catena di produzione, ma sarà anche sorvegliato da un apparato che, oggi, e domani ancora di più, si accanisce su di lui ben oltre l'arco di tempo destinato al lavoro. 

'e così guadagnano quelli che dànno il lavoro, ma quelli che lavorano che guadagnano?'

Questa è l'obiezione mossa giustamente dal ragazzo, il quale però, attenzione, non è redarguito dal 'capo' a cui si rivolge, ma dal suo stesso compagno! Ed è questo un altro punto importante, poiché la classe degli oppressori si mantiene sempre in piedi sostanzialmente grazie all'aiuto dei suoi stessi oppressi, veri cani da guardia del sistema (è questo il vero potere, diceva Michel Foucault). E infatti, il compagno del ragazzo lo rimprovera dicendo:

'come ti permetti di interrompere Sua Eccellenza, chiedi subito scusa'! 

Non è forse così che la maestra - come altre figure di oppressi e funzionari vari - rimprovera gli studenti se questi si dimostrano recalcitranti con lei o con un'autorità superiore? E così, anziché parteggiare per la liberazione dall'oppressione, le masse oppresse si autopuniscono per proteggere chi le opprime. Prodigi dell'educazione e dell'istruzione!

'calma, calma... anche a mio figlio piace sempre fare delle domande, la curiosità è una caratteristica della gioventù'

Ecco che, in modo furbesco, interviene il potere in persona, la 'Sua Eccellenza' di prima, a far la parte del padre affettuoso e comprensivo, quasi un santo da ringraziare. E' vero che la curiosità è una caratteristica della gioventù, ma il potere la ignora totalmente quando deve obbligare i giovani all'indottrinamento scolastico. Il potere sa bene che un bambino curioso è un infaticabile e magnifico studioso di tutti i fenomeni visibili e invisibili, e come tale non avrebbe bisogno di scuole, ma è evidente che la classe dei governanti non sa che farsene di giovani che si istruiscono da soli assecondando la propria curiosità. Curiosità sì - dice il potere - ma solo se applicata in funzione dello studio obbligato. Il che è un paradosso, com'è ovvio!

'io sono convinto che non possa esistere maggiore felicità per un uomo che contribuire al benessere comune...'

Questo è un proposito veramente mirabile, se fosse realizzato nel segno del perseguimento della libertà di tutti, ma una libertà vera. Ma in questo caso, il potere utilizza questo genere di morale libertaria soltanto per raggiungere meglio i suoi scopi autoritari, infatti si precisa:

'contribuire al benessere comune, nel servizio dell'ordine'

E' peraltro molto furbo il modo in cui il potere, che in quanto tale è sempre autoritario, chiami 'ordine' i suoi scopi e metodi oppressivi, dando cioè a questi scopi e metodi una bella veste, un allettante packaging. Ma è solo un trucco, una trappola, in cui però l'oppresso cade, proprio perché è istruito dal suo oppressore.

'è vero, ma se i contadini si rifiutano'?

Domanda d'appoggio alla risposta del 'capo':

'finché noi siamo qui, non datevi pensiero, e ricordatevi che nell'ordine da noi praticato tutto è dominato da una sola razza privilegiata, i guerrieri, il cui compito è appunto quello di far rispettare l'ordine. E il cerchio si chiude'

Le attuali forze dell'ordine, naturalmente, che quindi servono a mantenere in piedi il sistema di sfruttamento delle masse. Questo è sempre stato il loro obiettivo primario e assoluto: una 'razza' di oppressi (anche loro) addestrati a proteggere il sistema di oppressione. Non vedo niente di più aberrante, considerando che, come si è detto, anche le masse sono istruite a difendere il sistema che le opprime.

'ciò che non è proibito è obbligatorio, è il segreto della nostra forza'.

Così dice il figlio del 'capo'. Il che ci fa riflettere sul fatto che tutto ciò che il sistema decide essere obbligatorio è sempre qualcosa che serve al sistema stesso. Pensate dunque alla scuola dell'obbligo, all'obbligo di istruzione. Davvero pensiamo ancora che la scuola serva a liberarci? Se la scuola servisse a questo sarebbe illegale. Il fatto è che la scuola è un'invenzione molto astuta, da sempre in mano alla classe dominante!


Vita, morte e latrine

 


L
a scuola è un ambiente mortale, soprattutto per gli studenti. Dentro le celle viene pretesa l'attenzione massima, ora dopo ora, per tutta la mattinata e spesso anche oltre. Anno dopo anno, dentro le scuole, le coscienze si deteriorano e si incattiviscono a causa del continuo disciplinamento. Sei studente? Sei studentessa? Allora devi ubbidire, questo è il vero insegnamento che qualcun altro ha deciso per te! Fin dalla più tenera età devi imparare questo tipo di linguaggio sociale - disciplina, ordini da eseguire, orari da rispettare, autorità a cui inchinarti, automatismi comandati - che è il linguaggio militare, ti servirà per essere bravo e docile al lavoro, sottomesso ai padroni e, alla fine, anche desideroso di essere governato. 
La scuola è un ambiente mortale, dove a poco a poco, ma inesorabilmente, si uccide l'autodeterminazione. Sei studente? Sei studentessa? Ti richiedono massima concentrazione e acquiescenza, niente slanci e colpi di testa. Ti etichettano con un voto: tu sei un 4, tu sei un 8, tu sei un 2... e quindi tu vali in base a dei numeri stabiliti da gente che nemmeno conosci e, soprattutto, che non ti conosce: un gradiente ignobile e divisivo come pochi, i voti o i giudizi, che non scegli tu, ma a cui ti affezioni subito - per te, quei numeri, saranno amore per tutta la vita! 
La tua vita a scuola non esiste, se non nei piccoli furti di spazio e di tempo che ti concedi, momenti clandestini. Li senti quei momenti che respirano? Sono i respiri di una libertà che soffre e che tu vorresti liberare totalmente, ma non puoi, accidenti! Ti concedono solo la ricreazione, pochi minuti, devi abituarti anche a ringraziare quelli che ti concedono questa minuscola gioia, sempre controllata, inguainata, sorvegliata e sofferta comunque dentro un edificio virulento. 
Sei studente? Sei studentessa? Allora sai che la tua vita a scuola viene reclusa, perché la vita è là fuori, nel mondo, e sai pure che la socializzazione che in troppi credono davvero che si svolga a scuola è una chimera, una menzogna colossale! La latrina! ecco l'unico luogo dove tu, studente, puoi socializzare con altri reclusi come te che - wow! - sono pure di un'altra classe che tu, prima d'allora, non avevi nemmeno avuto modo di conoscere. Allora ecco l'occasione da prendere al volo, prima che sparisca forse per sempre: 'ciao, come ti chiami?' chiedi all'inizio, e lì, nei cessi, scambiate le vostre idee, le vostre sensazioni, i vostri hobby, le vostre promesse, i vostri affetti, la vostra vita. La latrina! Che prospettiva! Occorre fin da subito imparare che in questa società, se vuoi un po' di libertà, devi vivere ai suoi margini. Ne parlo nel mio libro, tra le altre cose, ma all'estero ne hanno scritto in maniera proprio esclusiva, tutt'un libro sui cessi della scuola, chi conosce il francese potrà apprezzare. 
A scuola tutto è consacrato all'obbedienza, all'osservanza delle regole calate dall'alto. E' questo che insegna veramente la scuola, lo fa con la pratica, altro che teoria libresca! Non c'è come la pratica per imparare davvero! Caro studente, cara studentessa, ti devi abituare fin da quando sei in fasce. Cos'è questa libertà di cui vai cianciando? Fa male, sai? Lascia perdere! Dovrai invece diventare anche tu un ingranaggio di questa società, e finirai per essere talmente ingranaggio e talmente ben oleato, così ben intruppato di dottrina utilitaristica, che aggredirai tutti coloro che osano parlare male proprio di quel dispositivo disciplinante che è la scuola, che ti ha fatto diventare così impeccabilmente parte del problema, il nemico numero uno della Causa umana, orgogliosamente maturo e diplomato!

E' uscito il libro 'Perché dobbiamo abolire la scuola'

 


Penso sia il caso di dire qualche parola in merito. Sorvolo volentieri sugli aspetti anche grotteschi che il libro ha dovuto incontrare nella ricerca di un'edizione che fosse rispettosa del suo contenuto, del suo senso; certo, mi rendo conto che un testo del genere possa - e debba! - far tremare i polsi anche anche ai più scafati di rivoluzione intellettuale, ma da qui a voler tentare di manipolare il testo per stravolgerne il senso - come stava per succedere - è un'operazione che non so nemmeno definire per quanto è subdola. Ma tutto bene, alla fine il testo è qui, sano e salvo, grazie all'intelligenza di un editore che, seppur non affine al pensiero libertario - o almeno così credo - si è dimostrato più anarchico e meno ingolfato di ideologie del primo. 
E' un libro che si snoda in 18 capitoli, con in più un breviario etimologico, in cui vengono anzitutto demoliti tutti i luoghi comuni sulla scuola e, capitolo dopo capitolo, analizzati gli aspetti deleteri dovuti a un vero e proprio disciplinamento quotidiano obbligatorio per bambini e ragazzi, un disciplinamento che va persino oltre il tempo-scuola strettamente inteso, come ben sanno gli studenti, vittime innocenti di un progetto pedagogico di Stato calato dall'alto. 
Non si tratta di una critica fine a se stessa - ancorché utile se lo fosse - ma una presa di coscienza totale, un invito al ragionamento che apre nuove porte, nuove visioni, nuovi orizzonti possibili. Il lettore si trasforma così, spero, in un esploratore intelligente, acuto, attivo, soprattutto liberato dalle catene che lo legano a una visione unica del mondo e del processo di apprendimento. 
E' un testo eretico e scomodo, come del resto scomoda e terrificante è, spesso, la stessa realtà quando viene osservata senza filtri ideologici o ideazioni dogmatiche, come avviene sempre quando il soggetto da osservare è la scuola. Qui non ci sono retoriche da sciorinare - che anzi combatto - né ideologie da far valere, è tutta realtà. I capitoli sono i seguenti: 

- - Breviario etimologico - -
1) Mitologia scolastica. 
2) Altre scuse. 
3) Genesi del processo di classificazione nella scuola e origini della scuola moderna. 
4) Diventare come il padrone. 
5) Docenti. 
6) La scuola chiesa. 
7) Sull'ignoranza. 
8) La cultura. 
9) Tutto il potere alla scuola. 
10) Partecipazione affettiva. 
11) Il bambino. 
12) I libri. 
13) La valutazione. 
14) Apatici utili. 
15) Emorragie. 
16) Al bando le scuole alternative! 
17) Vie d'uscita. 
18) Conclusioni. 

Quarta di copertina: 
Un saggio che non risparmia critiche alla scuola e nel quale si svelano, attraverso lo smantellamento della retorica e dei luoghi comuni, i meccanismi e le logiche autoritarie nascoste e aberranti di questa istituzione e le ragioni per cui è necessario liberarsene. Ma è anche un grande atto d'amore nei confronti della Conoscenza, della vita vissuta all'insegna del vero e libero apprendimento. In queste pagine si attualizzano le analisi svolte da pedagogisti come Ivan Illich, Paul Goodman, John Holt e altri, e si trattano gli aspetti e le dinamiche che maggiormente concorrono a fare della scuola non ciò che essa fa credere di essere, ma una palestra di disciplinamento, dove ogni studente è vittima inconsapevole di un ingranaggio pedagogico che lo trasformerà in un docile schiavo produttivo, prevedibile e facilmente governabile.

Buona lettura. 





Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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