Una citazione al giorno

Una citazione al giorno -
Data Rivoluzionaria

Piccola storia di un delitto

Se io ho nella testa solo alcuni determinati elementi, il senso della mia vita sarà dato da quei soli elementi. Anche tutta la mia esistenza sarà organizzata in base a quei soli elementi e penserò di essere libero e colto. In questa condizione, normalmente, pensare a un cambiamento della mia vita significa  che ho solo bisogno di prendere gli elementi che ho nella testa, mescolarli tra loro e ricomporli. Ma è come se io avessi cambiato soltanto la disposizione delle suppellettili nella mia cella, la mia vita non cambia. 
Per analogia, io non posso fare una rivoluzione sociale usando gli elementi che già conosco, cioè gli stessi strumenti che qualcuno mi ha messo nella testa e che sono all'origine stessa del mio malessere. Se mi hanno insegnato che per vivere ci vogliono i governi, i parlamenti, una società divisa in classi, delle leggi esterne a me, delle agenzie educative, dei moralizzatori, un apparato gigantesco autoritario repressivo e la convinzione che tutto questo sia giusto e civile, allora per me sarà completamente inutile rimescolare questi elementi, dar loro un altro colore, e sperare di cambiare la società e la mia condizione. 
Per cambiare realmente io devo saper essere dinamico, aperto, curioso e creativo, devo uscire dalla statica normalità e dalle convenzioni, cioè devo fare come fanno i bambini, i quali, quando il loro giocattolo preferito finisce di soddisfarli, non lo guardano più, lo gettano via d'istinto, lo calpestano con disinvoltura e, se non ne hanno un altro di diversa natura a portata di mano, se lo inventano e, se è il caso, esplorano altri territori (fisici o mentali). 
Questa capacità creativa e anarchica di ogni bambino svanisce non appena qualcuno dall'esterno comincia a inculcargli la convinzione che per vivere ci vogliono i governi, i parlamenti, una società divisa in classi, delle leggi esterne a lui, delle agenzie educative, dei moralizzatori, un apparato gigantesco autoritario repressivo e la convinzione che tutto questo sia giusto e civile. Quando in seguito ad una specifica azione educativa il bambino sarà diventato un vero adulto o, per meglio dire, quando il bambino sarà stato opportunamente soffocato, per lui, che anche da adulto conserverà l'istinto naturale di migliorare la sua condizione, sarà completamente inutile rimescolare gli elementi che gli hanno inculcato al fine di sperare di cambiare le cose; di più, ringrazierà chi glieli ha inculcati così bene, e con così tanto amore, da farlo diventare 'un adulto serio con la testa sulle spalle'. 
A quel punto l'essere umano è morto, si è sciolto e sepolto nella massa informe, ne è parte, non saprà più pensarsi veramente libero, la libertà lo terrorizzerà a tal punto che, per giustificare la sua serva condizione e proteggere le sue catene, dirà che essere liberi è sicuramente bello, ma è un sogno impossibile da realizzare, persino pericoloso da pensare (figuriamoci tentare!). E dirà anche molte altre cose, tirerà fuori tanti pretesti, tutti completamente stupidi ed autolesivi. E darà la colpa a qualsiasi cosa esterna a lui pur di non voler ammettere di essere stato indottrinato e ucciso quando era ancora un bambino.

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Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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