Una citazione al giorno

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Data Rivoluzionaria

La scuola genera violenza e sudditanza

Qualsiasi dispositivo o struttura istituzionale di coercizione e sorveglianza, sia essa gabbia visibile o psicologica, sia essa società disciplinare come la nostra, siano tutte queste cose messe insieme, costituisce la base necessaria per l'incattivimento e la disumanizzazione delle persone. Il grado di pressione coercitiva esercitata sugli individui fa soltanto allungare o accorciare i tempi della manifestazione della violenza, quando questa trova le condizioni per emergere, ma non la esclude.
Rispetto alla scuola, la violenza non vive in essa proveniente dall'esterno, ma le appartiene strutturalmente, in quanto luogo di coercizione, di sorveglianza e di punizione (o di premio, che è la stessa cosa in termini di risultato sociale gerarchizzante e disumanizzante). La scuola genera violenza perché è essa stessa violenza. Gli individui che fanno funzionare la scuola, a tutti i livelli, sono vittime e carnefici del loro stesso agire all'interno di quella struttura sociale disciplinare. E più questi individui aiutano la struttura a 'funzionare meglio' nell'illusione che ciò possa migliorare le cose, più il meccanismo coercitivo e di sorveglianza li incattivisce e disumanizza. Per effetto dogmatico, i funzionari della scuola tendono infatti a nascondere a se stessi la vera causa del problema, e pensano che per eliminare la violenza ci voglia un'azione ancora più forte e incisiva da parte della causa stessa che l'ha prodotta: la scuola in quanto tale, con i suoi meccanismi di reclusione, classificazione, sorveglianza, coercizione, repressivi e punitivo-premiali.
L'esperimento condotto nel 1971 al Dipartimento di Psicologia dell'Università di Stanford ha evidenziato proprio questo aspetto di psicologia sociale, rinchiudendo dei ragazzi, di cui tutti dicevano bene, in una struttura di reclusione e dando loro dei ruoli: guardie da un lato, reclusi dall'altro. Si è appunto notato che i bravi ragazzi, costretti in un ruolo e in una struttura disciplinare, hanno cambiato di conseguenza la loro personalità, al tal punto che l'esperimento è stato interrotto anzitempo per troppa violenza generata e subìta.  Il ruolo di guardia ha dato a questi 'ragazzi secondini' il pretesto per farli agire di conseguenza, con cattiveria, in modo cosciente. Il ruolo di recluso ha alterato di conseguenza la personalità degli altri ragazzi. Insomma, si è ricreata in piccolo la nostra società e si è dimostrato, ancora una volta, che questa società è frutto di un progetto ben preciso, voluto e attuato da chi ovviamente ne ha tratto vantaggio e continua a trarne.
L'appartenenza a un gruppo organizzato in un contesto gerarchizzato e disciplinare, come è il nostro tipo di società (che nasce da una data e precisa istruzione o programmazione fatta sui bambini), non fa altro che stimolare e sviluppare comportamenti disumani. Tutti noi, chi più e chi meno, portiamo i segni di questo condizionamento obbligatorio avuto da bambini e che prosegue da adulti, nella società scolarizzata, per mezzo di una programmazione/istruzione continua fondata sui principi autoritari, antilibertari; princìpi applicati in modo concreto, esperenziale, vissuti nei fatti di tutti i giorni (il modo più efficace di apprendere, peccato però apprendere soltanto questo tipo di cultura, non un'altra). I meno condizionati da questo processo sono quelli che questa società rifiuta etichettandoli in vari modi: diversi, recalcitranti, sognatori, pazzi, asociali, delinquenti, criminali, ingrati, ecc.
Spesso ciò che dall'alto ci viene presentato come una soluzione, è invece il problema, o parte costitutiva del problema. Ci sono anche altri motivi per cui la società dovrebbe essere descolarizzata, e in fretta, ma penso che già quel che ho scritto fin ora basti a far riflettere, quantomeno a riflettere, sui motivi che spingono gli studenti a compiere atti violenti di bullismo, quando non veri e propri omicidi. La causa originaria di queste violenze non è neppure la diffusione delle armi (che certo non giova e andrebbero abolite, tutte), ma la spinta psicologica in senso disumano autoritario generata da una condizione di reclusione, coercizione, sorveglianza. La causa della violenza nella scuola è la scuola stessa, così come la causa della violenza in questa società è questo tipo di società. Ben lo diceva anche Erich Fromm.

Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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