Il disegno che vedete è stato realizzato con un intento preciso: procurare nell'osservatore un senso di caos, di violenza e di disordine. Pensate che l'opera abbia raggiunto il suo scopo? Tenete a mente la vostra risposta e poi, caso mai, rispondete nello spazio dei commenti.
La particolarità di quest'opera non risiede tanto nella tecnica o nel messaggio contenuto (sì, anche), ma soprattutto nel fatto che io non conosco il nome dello studente che l'ha realizzata. Occorre spiegare bene. Chi legge questo blog forse saprà già che ogni tanto, quando mi capita, per diletto o per supplenza, vado a far visita nelle classi che non conosco. In queste classi sono solito aprire il discorso sulla pedagogia libertaria, utilizzando anche una certa pratica libertaria che gli studenti immediatamente colgono, apprezzano e imitano. I discorsi vertono anche sul ruolo degli Stati e sulle persone oppresse dai medesimi, costrette dentro schemi imposti, obbligate a seguire leggi che vogliono avere la presunzione di renderci giusti e liberi, eccetera. Insomma, facile poi fare anche esempi agli studenti visto che subiamo tutti questo tipo di scuola (modello di Stato in miniatura, ma altrettanto oppressivo e burocratico).
L'altro giorno meditavo nel cortile su cui si affacciano le finestre delle aule al piano terra. Una di queste finestre era aperta. Mi sono avvicinato e ho scorto i ragazzi e le ragazze intente a disegnare. Erano gli alunni di una classe non mia, ma essi avevano potuto ascoltare uno di quei miei discorsi sulla libertà, due mesi prima circa, nel corso di una supplenza di un'ora. Ed ecco che un ragazzo, quello che ha realizzato l'opera in alto, quando mi ha visto si è avvicinato alla finestra e, mostrandomi la sua opera, mi ha detto: 'prof, questo disegno rappresenta il caos e la violenza degli Stati'. Avevo la macchina fotografica e ho fatto clic.
Perché è importante questo fatto, tanto da sentire da parte mia la necessità di riportarlo in questo diario pubblico? Perché quel discorso sulla libertà, fatto velocemente, è rimasto nella coscienza di questa persona, e ci è rimasto così tanto da esprimerlo ben due mesi dopo in un disegno. Evidentemente quello della libertà è un tema a lui caro, ma so che molti in quella classe hanno colto e capito il messaggio libertario. Anche questa esperienza mi dà conferma del fatto che i ragazzi più sono giovani e più in fretta capiscono l'anarchia. E non ne hanno paura, anzi.
La particolarità di quest'opera non risiede tanto nella tecnica o nel messaggio contenuto (sì, anche), ma soprattutto nel fatto che io non conosco il nome dello studente che l'ha realizzata. Occorre spiegare bene. Chi legge questo blog forse saprà già che ogni tanto, quando mi capita, per diletto o per supplenza, vado a far visita nelle classi che non conosco. In queste classi sono solito aprire il discorso sulla pedagogia libertaria, utilizzando anche una certa pratica libertaria che gli studenti immediatamente colgono, apprezzano e imitano. I discorsi vertono anche sul ruolo degli Stati e sulle persone oppresse dai medesimi, costrette dentro schemi imposti, obbligate a seguire leggi che vogliono avere la presunzione di renderci giusti e liberi, eccetera. Insomma, facile poi fare anche esempi agli studenti visto che subiamo tutti questo tipo di scuola (modello di Stato in miniatura, ma altrettanto oppressivo e burocratico).
L'altro giorno meditavo nel cortile su cui si affacciano le finestre delle aule al piano terra. Una di queste finestre era aperta. Mi sono avvicinato e ho scorto i ragazzi e le ragazze intente a disegnare. Erano gli alunni di una classe non mia, ma essi avevano potuto ascoltare uno di quei miei discorsi sulla libertà, due mesi prima circa, nel corso di una supplenza di un'ora. Ed ecco che un ragazzo, quello che ha realizzato l'opera in alto, quando mi ha visto si è avvicinato alla finestra e, mostrandomi la sua opera, mi ha detto: 'prof, questo disegno rappresenta il caos e la violenza degli Stati'. Avevo la macchina fotografica e ho fatto clic.
Perché è importante questo fatto, tanto da sentire da parte mia la necessità di riportarlo in questo diario pubblico? Perché quel discorso sulla libertà, fatto velocemente, è rimasto nella coscienza di questa persona, e ci è rimasto così tanto da esprimerlo ben due mesi dopo in un disegno. Evidentemente quello della libertà è un tema a lui caro, ma so che molti in quella classe hanno colto e capito il messaggio libertario. Anche questa esperienza mi dà conferma del fatto che i ragazzi più sono giovani e più in fretta capiscono l'anarchia. E non ne hanno paura, anzi.
Un esempio di quel che avviene in soli cinque minuti di 'supplenza libertaria' (clicca qui)
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