
L'esercizio proposto è stato approvato dai ragazzi di una classe seconda (12 anni). Abbiamo iniziato stando in classe, poi siamo anche usciti in cortile. Sarebbe stato bello essere in mezzo alla natura, ma la legge dello Stato vieta di accompagnare gli alunni fuori dall'istituto se questi superano il numero di 15, e se l'insegnante è uno solo.
L'esercizio vero e proprio:
1) saper fuggire emotivamente dalla dimensione aula.
2) estendere il più possibile la propria capacità uditiva.
3) accogliere in sé ogni suono, anche il più debole.
4) annotare su un foglio il suono, descriverlo, decodificarlo, registrare l'emozione che suscita.
Molti ragazzi, in un'ora e mezza, hanno registrato oltre 50 suoni diversi, ma ho scelto di pubblicare l'esercizio di Oliver -ancorché 'scarno'- perché i suoni li ha anche visualizzati con dei disegnini. Qui allora è l'immagine che diventa didascalia (le volute rappresentano il vento).

Trascrivo l'esercizio di Oliver.
- Sento lo scricchiolìo delle sedie che mi dà la sensazione di noia.
- Sento le bidelle che parlano insieme ad altre persone che non riesco a capire chi sono e questo mi provoca curiosità.
- Sento il ticchettìo delle matite e questo mi rilassa perché mi fa ricordare il rumore della pioggia.
- Riesco appena a percepire il suono dei flauti in un'altra classe.
- Sento lo sbattere un po' violentemente una porta.
- Sento correre qualcuno.
- Sento parlare continuamente delle persone e mi disturbano.
- Sento il vento.
- Sento la macchina.
- Sento il rumore di una gazza che cinguetta fortemente.
- Sento altri uccellini e il loro cinguettìo è acuto.
- Sento abbaiare un cane.
- Sento dei clacson.
P.S. L'esercizio verrà riproposto periodicamente, con l'aggiunta di variazioni che implicano ogni volta maggiore abilità e sensibilità, fino a comporre vere poesie, quando l'emozione per uno o più suoni saprà emergere con maggiore presenza.
* Anche se il mezzo con cui comunichiamo è prevalentemente la parola, il mondo che ci circonda è zeppo di immagini (testi non verbali), le quali dovrebbero essere decodificate in ogni momento per non subirle passivamente. Manca però un'adeguata educazione all'immagine, al linguaggio visivo, alle regole biologiche di percezione.
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