Ormai credo che abbia diciassette anni, Matteo. (Chi mi segue da un po' sa chi è Matteo). Quando aveva 14 anni, e già allora manifestava una coscienza libertaria ben delineata, pensavo che nel futuro, quando Matteo sarebbe diventato un ex studente, avrei conosciuto giorni dove i dialoghi con lui sarebbero stati ancora più profondi e acuti, nei limiti che ci sono propri. Credo che quei giorni siano arrivati. Adesso la cosa interessante, quando ci si incontra, è percepire in maniera netta quel buon legame che cresce, silenzioso, nonostante le rispettive vicissitudini e i periodi di lontananza. Allora il nostro parlare diventa non soltanto scambio di pensieri, ma manifestazione di quel buon legame, espressione di un noi per noi, complicità anarchica ormai esplicita. Potrei definire tutto questo amicizia fraterna, sentita reciprocamente.
In questi casi l'oggetto dei nostri discorsi può anche passare in secondo piano, quel che emerge è invece il bisogno di esserci. E qualsiasi scusa è buona per fare in modo di rivedersi e raccontarci. Gli ho chiesto se poteva custodire la mia bicicletta a casa sua, giusto il tempo per ripararla. Presto avvieremo i lavori alla bici, consci del fatto che quella è più che altro una scusa. Verrà ad aiutarci un altro ex studente, un habitué della combriccol(A). L'entusiasmo di Matteo è poi quasi esploso quando gli ho detto che forse sarebbe una cosa buona evadere dalla città per un pomeriggio, non fermarsi a bighellonare soltanto in periferia, ma proseguire, andare oltre, esplorare zone selvagge e boschive. Lo avevamo già fatto, ma oggi lui percepisce più chiaramente il fatto che l'esplorazione di nuovi orizzonti ha anche un valore simbolico o metaforico, che in fondo lo scopo del viaggio è il viaggio stesso, e per un anarchico credo anche essere se stessi un viaggio continuo. Avremo da decidere soltanto il punto cardinale. Poi via.
Mi ha visto raccogliere e mangiare della portulaca, non sapeva che si potesse mangiare, l'ho visto molto interessato a questa cosa. Ma d'altra parte Matteo è sempre stato attento al mondo vegetale: riesce a far germogliare qualsiasi tipo di seme in condizioni inconsuete. Purtroppo i meccanismi burocratici dello Stato lo tengono costantemente sotto pressione, ultimamente gli hanno appioppato uno psicologo (che idioti!), col risultato ironico che ora è lo psicologo che si confida con Matteo raccontandogli la sua vita, dicendogli che se è alle sue costole è solo perché anche lui, lo psicologo, è stato costretto dalla burocrazia. Mi ha fatto sorridere. Abbiamo pensato che dentro questa società, è vero, certe risate hanno sempre qualcosa di molto amaro. Ma prima che l'amaro possa contaminarci irrimediabilmente, noi saremo già oltre. Siamo in viaggio, un buon viaggio.
In questi casi l'oggetto dei nostri discorsi può anche passare in secondo piano, quel che emerge è invece il bisogno di esserci. E qualsiasi scusa è buona per fare in modo di rivedersi e raccontarci. Gli ho chiesto se poteva custodire la mia bicicletta a casa sua, giusto il tempo per ripararla. Presto avvieremo i lavori alla bici, consci del fatto che quella è più che altro una scusa. Verrà ad aiutarci un altro ex studente, un habitué della combriccol(A). L'entusiasmo di Matteo è poi quasi esploso quando gli ho detto che forse sarebbe una cosa buona evadere dalla città per un pomeriggio, non fermarsi a bighellonare soltanto in periferia, ma proseguire, andare oltre, esplorare zone selvagge e boschive. Lo avevamo già fatto, ma oggi lui percepisce più chiaramente il fatto che l'esplorazione di nuovi orizzonti ha anche un valore simbolico o metaforico, che in fondo lo scopo del viaggio è il viaggio stesso, e per un anarchico credo anche essere se stessi un viaggio continuo. Avremo da decidere soltanto il punto cardinale. Poi via.
Mi ha visto raccogliere e mangiare della portulaca, non sapeva che si potesse mangiare, l'ho visto molto interessato a questa cosa. Ma d'altra parte Matteo è sempre stato attento al mondo vegetale: riesce a far germogliare qualsiasi tipo di seme in condizioni inconsuete. Purtroppo i meccanismi burocratici dello Stato lo tengono costantemente sotto pressione, ultimamente gli hanno appioppato uno psicologo (che idioti!), col risultato ironico che ora è lo psicologo che si confida con Matteo raccontandogli la sua vita, dicendogli che se è alle sue costole è solo perché anche lui, lo psicologo, è stato costretto dalla burocrazia. Mi ha fatto sorridere. Abbiamo pensato che dentro questa società, è vero, certe risate hanno sempre qualcosa di molto amaro. Ma prima che l'amaro possa contaminarci irrimediabilmente, noi saremo già oltre. Siamo in viaggio, un buon viaggio.
1 commento:
Progettare un sogno possibile, già realizzato, represso nel sangue- Per questo e altro: lunga Vita ai Ribelli. Ciao, un caro saluto a te e a Matteo- @(A)@
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