Matteo ha avuto un percorso didattico tradizionale molto accidentato, quando l'ho conosciuto aveva già ripetuto un anno. Lo studio delle materie tradizionali, spiegate in modo tradizionale, non lo appassionava per niente, anzi lo odiava (come dargli torto?). Matteo era quel che si dice comunemente 'un ragazzo problematico', irascibile e litigioso. Gli mancava forse una motivazione capace di appassionarlo a qualcosa?
E' successo che, a un certo punto, quando ho cominciato a collegare l'Arte all'ideale anarchico, spiegando i princìpi di giustizia sociale e di libertà che circolavano tra Ottocento e Novecento, svelando al contempo le menzogne del sistema, Matteo ha cominciato a essere attentissimo. Prendeva appunti, cosa mai vista prima. Aveva trovato la motivazione e aveva perciò cominciato a osservare tutte le cose dal punto di vista eminentemente anarchico, ponendo alla base di tutti i suoi ragionamenti i valori morali dell'anarchia, la pace, la fratellanza, l'uguaglianza, il bene collettivo, la giustizia (vera) e naturalmente la vera libertà. I miei colleghi erano contenti del suo cambiamento, ma non sapevano a che cosa fosse dovuto, si limitavano a dire: 'è molto più responsabile'.
Matteo era arrivato al punto di integrare le lezioni con i suoi interventi, trapuntando i discorsi con esempi coerenti, utilizzando anche la lavagna per disegnare.
L'esame.
Il primo giorno d'esame (Italiano scritto), Matteo scelse la traccia che più lo stimolava nella trattazione di argomenti legati ai problemi sociali. Scrisse parecchio sul problema dell'acqua in Africa, utilizzando questo tema per parlare dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, senza mai però scrivere la parola 'anarchia' e i suoi derivati (aveva capito che in quella sede sarebbe stato meglio non stimolare i pregiudizi). Quando i miei colleghi lessero il suo tema rimasero positivamente colpiti, direi stupefatti, non soltanto per l'argomento scelto, ma anche per come Matteo lo avesse svolto, con una maturità fuori dal comune, tracciando una linea logica perfetta che andava dalla denuncia del problema, alla sua vera causa, fino alla soluzione. Un discorso squisitamente di denuncia, lodato da tutti i miei colleghi (con tanto di applauso), ma se Matteo avesse scritto la parola 'anarchia' sono certo che i miei colleghi, per stupido pregiudizio, avrebbero storto il naso. Avviene sempre così: tutti lodano certi princìpi fintanto che non viene pronunciata la parola 'anarchia' o 'anarchico', ecc.
Ecco che il brutto anatroccolo, svogliato, punito e accusato da tutti, che odiava a morte i miei colleghi e le mie colleghe, è diventato un individuo cosciente, attento ai problemi sociali e in grado di capirne le vere cause, quindi di fornirne le soluzioni. La cosa buffa -e direi anche assurda- è che questa maturità, questa responsabilità, attiene certamente soltanto alla natura di Matteo e alla sua propria autodeterminazione, ma i miei colleghi credono che 'il miracolo' sia avvenuto per merito loro.
E' successo che, a un certo punto, quando ho cominciato a collegare l'Arte all'ideale anarchico, spiegando i princìpi di giustizia sociale e di libertà che circolavano tra Ottocento e Novecento, svelando al contempo le menzogne del sistema, Matteo ha cominciato a essere attentissimo. Prendeva appunti, cosa mai vista prima. Aveva trovato la motivazione e aveva perciò cominciato a osservare tutte le cose dal punto di vista eminentemente anarchico, ponendo alla base di tutti i suoi ragionamenti i valori morali dell'anarchia, la pace, la fratellanza, l'uguaglianza, il bene collettivo, la giustizia (vera) e naturalmente la vera libertà. I miei colleghi erano contenti del suo cambiamento, ma non sapevano a che cosa fosse dovuto, si limitavano a dire: 'è molto più responsabile'.
Matteo era arrivato al punto di integrare le lezioni con i suoi interventi, trapuntando i discorsi con esempi coerenti, utilizzando anche la lavagna per disegnare.
L'esame.
Il primo giorno d'esame (Italiano scritto), Matteo scelse la traccia che più lo stimolava nella trattazione di argomenti legati ai problemi sociali. Scrisse parecchio sul problema dell'acqua in Africa, utilizzando questo tema per parlare dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, senza mai però scrivere la parola 'anarchia' e i suoi derivati (aveva capito che in quella sede sarebbe stato meglio non stimolare i pregiudizi). Quando i miei colleghi lessero il suo tema rimasero positivamente colpiti, direi stupefatti, non soltanto per l'argomento scelto, ma anche per come Matteo lo avesse svolto, con una maturità fuori dal comune, tracciando una linea logica perfetta che andava dalla denuncia del problema, alla sua vera causa, fino alla soluzione. Un discorso squisitamente di denuncia, lodato da tutti i miei colleghi (con tanto di applauso), ma se Matteo avesse scritto la parola 'anarchia' sono certo che i miei colleghi, per stupido pregiudizio, avrebbero storto il naso. Avviene sempre così: tutti lodano certi princìpi fintanto che non viene pronunciata la parola 'anarchia' o 'anarchico', ecc.
Ecco che il brutto anatroccolo, svogliato, punito e accusato da tutti, che odiava a morte i miei colleghi e le mie colleghe, è diventato un individuo cosciente, attento ai problemi sociali e in grado di capirne le vere cause, quindi di fornirne le soluzioni. La cosa buffa -e direi anche assurda- è che questa maturità, questa responsabilità, attiene certamente soltanto alla natura di Matteo e alla sua propria autodeterminazione, ma i miei colleghi credono che 'il miracolo' sia avvenuto per merito loro.