Una citazione al giorno

Una citazione al giorno -
Data Rivoluzionaria

Francesca nella combriccola

La nostra combriccol(A), formata soprattutto da ex studenti, oggi ha accolto una ragazza sui 20 anni che è venuta a passare qualche giorno di vacanza qui, lontana dallo smog. Si chiama Francesca. Stamattina, quando ho raggiunto la combriccola, ho visto questa ragazza e ci siamo presentati. I ragazzi le avevano già parlato di me, quindi abbiamo bandito certi convenevoli. Come al solito, seduti tutti sul prato, si è parlato del più e del meno, della società, delle aspirazioni personali e così via. Dato che i ragazzi crescono anche intellettualmente, i discorsi ora si fanno sempre più profondi. Gioco forza. Impariamo tante cose scambiandoci opinioni ed esperienze, ma anche bighellonando. Soprattutto impariamo a stabilire rapporti molto complici nel pieno rispetto delle singole individualità e delle esigenze personali.
Francesca ama dipingere ed è uno spirito libero, studia pittura in Accademia. Mentre si discuteva, l'ho percepita molto ricettiva, curiosa. A un certo punto la ragazza ha tirato fuori dalla sua sacca un quaderno e ha cominciato a scrivere qualcosa. Stava prendendo appunti riguardo a ciò che si diceva; si stava ragionando sul contenuto di un libro, e lei aveva segnato sul suo quaderno il titolo del libro e il nome dell'autore. La curiosità e l'interesse verso un argomento sono i soli motori del vero apprendimento. E dire che di fronte a noi c'era proprio una scuola, cioè il luogo dove la voglia spontanea di apprendere viene solitamente repressa dall'obbligo e da tutto il resto. La cosa suonava come uno smacco, e ci piaceva. Ma tant'è, Francesca avrebbe comprato quel libro se io non glielo avessi regalato. Più tardi era andata a prendere qualcosa da mostrarmi. Si trattava di un librone pieno di suoi disegni, schizzi, pensieri e sogni tradotti in immagini, poesie, tracce. Tutti questi disegni portavano e portano il segno preciso di una grande fantasia. I ragazzi ed io ci siamo compiaciuti dei suoi lavori, ma soprattutto del suo essere, assai profondo e creativo. Le ho detto: sai una cosa, Francesca? ti sei salvata.
Alberto intanto aveva preso qualcosa dal suo marsupio, alcune sue poesie scritte sopra dei brandelli di carta, voleva che io le leggessi, e così ho fatto. Anche Matteo ha voluto che io leggessi le sue ultime cose, spiegandomi anche il contesto che le aveva ispirate e il suo stato emotivo in quel momento. Ho letto tutto a voce alta, a tratti mi sono emozionato, oltreché compiaciuto. Forse trascriverò parte di quelle poesie in questo blog, non so quando. Poi siamo andati a riparare la bicicletta che avevo depositato a casa di Matteo. Per quel lavoro ci siamo sistemati in cortile con attrezzi e buona volontà. E mentre la riparazione volgeva al termine, Francesca si divertiva con la fionda a centrare una bottiglia di plastica. Si divertiva moltissimo. Alla fine ci siamo seduti a parlare di permacultura e di come sia necessario stabilire un rapporto più stretto con la natura, anche per riuscire a mantenere integra la nostra.

Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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