L'educazione libertaria concentra tutte le sue forze sulla centralità della persona. Questo vuol dire far emergere ciò che la persona è, in ogni sua parte, darle libera vita e fiducia. L'emersione della persona in quanto tale può avvenire soltanto attraverso l'autonomia: autonomia del pensiero, autonomia del fare e del disfare, autonomia della decisione, autonomia della creazione... Tutte queste libertà individuali (sottolineo individuali, ognuna con caratteristiche diverse) finiscono brutalmente là dove inizia un intervento esterno coercitivo, preconfezionato, soggettivo. Finita la libertà di decidere, di fare, di pensare, di creare... finisce anche l'autonomia, muore la persona, e inizia il bisogno di essere governati.
Un insegnante che impone dall'esterno un percorso didattico uguale per tutti, non soltanto massifica e livella la coscienza dei componenti della classe, ma ordina la propria linea (quella dello Stato), soggettiva, coercitiva, estranea alle diverse individualità e ai singoli bisogni. Subentrano nel bambino altre paure, come quella da prestazione: se lo studente non si allinea al programma imposto, se non raggiunge gli obiettivi, se non ottiene buoni voti, un grande senso di frustrazione lo pervade, e con questa frustrazione rimarrà per tutta la vita; più lo studente si allinea e si livella (si annulla), più attenzioni e premi riceve, più si amplifica il suo senso di prevaricazione e di dominio, e gode tutte le volte che riesce a vincere sugli altri. Aberrante. Lo Stato forma i suoi sudditi-guerrieri a propria immagine.
Anche l'autostima e l'autocontrollo sono intimamente legati all'autonomia, ne sono la logica conseguenza. Un bambino autonomo e libero (libero anche dalle punizioni e dai premi) affronterà i problemi della vita senza angosce e timori, senza frustrazioni, saprà misurarsi con le proprie capacità, non avrà bisogno di autorità esterne, semmai è portato a ricercare persone altrettanto libere ed autonome, o a invitarle ad esserlo.
L'educazione libertaria evita perciò l'elemento esterno, si concentra su quello interno, cioè sulla persona stessa, sulla personalità, sull'individualità. Gli espressionisti -per fare un breve parallelo artistico- rifiutavano il metodo impressionista proprio perché quest'ultimo si fonda su un moto visivo che va dall'esterno verso l'interno, mentre l'Espressionismo muove dall'interiorità del singolo artista e si getta sulla tela con tutta la libertà possibile (nelle forme e nel colore). Gli espressionisti francesi vennero definiti dai giornalisti benpensanti 'le belve' (fauves), Matisse e gli altri apprezzarono molto.
Due scuole libertarie 'Hadera' in Israele, e 'Kiskanu' in Italia
Un insegnante che impone dall'esterno un percorso didattico uguale per tutti, non soltanto massifica e livella la coscienza dei componenti della classe, ma ordina la propria linea (quella dello Stato), soggettiva, coercitiva, estranea alle diverse individualità e ai singoli bisogni. Subentrano nel bambino altre paure, come quella da prestazione: se lo studente non si allinea al programma imposto, se non raggiunge gli obiettivi, se non ottiene buoni voti, un grande senso di frustrazione lo pervade, e con questa frustrazione rimarrà per tutta la vita; più lo studente si allinea e si livella (si annulla), più attenzioni e premi riceve, più si amplifica il suo senso di prevaricazione e di dominio, e gode tutte le volte che riesce a vincere sugli altri. Aberrante. Lo Stato forma i suoi sudditi-guerrieri a propria immagine.
Anche l'autostima e l'autocontrollo sono intimamente legati all'autonomia, ne sono la logica conseguenza. Un bambino autonomo e libero (libero anche dalle punizioni e dai premi) affronterà i problemi della vita senza angosce e timori, senza frustrazioni, saprà misurarsi con le proprie capacità, non avrà bisogno di autorità esterne, semmai è portato a ricercare persone altrettanto libere ed autonome, o a invitarle ad esserlo.
L'educazione libertaria evita perciò l'elemento esterno, si concentra su quello interno, cioè sulla persona stessa, sulla personalità, sull'individualità. Gli espressionisti -per fare un breve parallelo artistico- rifiutavano il metodo impressionista proprio perché quest'ultimo si fonda su un moto visivo che va dall'esterno verso l'interno, mentre l'Espressionismo muove dall'interiorità del singolo artista e si getta sulla tela con tutta la libertà possibile (nelle forme e nel colore). Gli espressionisti francesi vennero definiti dai giornalisti benpensanti 'le belve' (fauves), Matisse e gli altri apprezzarono molto.
Due scuole libertarie 'Hadera' in Israele, e 'Kiskanu' in Italia
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