Una citazione al giorno

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Data Rivoluzionaria

Dall'orso in Trentino, una lezione per tutti

 


Diceva qualcuno, credo un nativo americano, che non esistono animali selvatici, ma solo animali liberi.
Dalla triste vicenda dell'orsa in Trentino, e dal modo in cui l'autorità ne sta decidendo la sorte, viene fuori con forza l'immagine di una cultura che fa il paio con quella che l'establishment ci impone fin dai nostri primi anni di vita. E fa il paio perché è la stessa cultura. L'orso che fa l'orso, che segue la sua libera natura nel suo ambiente, e attacca l'uomo per difendersi o perché ha fame, per la nostra cultura rappresenta qualcosa di inaccettabile. Tutto ciò che è libero deve essere educato, perché ciò che è libero è anche selvaggio, e ciò che è selvaggio è sempre un male! è questa la cifra culturale e pedagogica della nostra società in putrefazione! Ma è evidente che un orso non potrebbe mai accettare di essere educato, non è un cucciolo di uomo, per fortuna!
L'orsa 'JJ4', nell'aver osato aggredire l'autorità umana, avrebbe commesso un errore e deve quindi essere abbattuto o punito in qualche modo, è una questione di principio. Tutto nasce dalla nostra ignobile cultura della punizione destinata a chi, da 'inferiore' - sia come specie, sia come classe sociale, sia come età, ecc. - deve essere educato e istruito con la forza, con la paura, da una qualche autorità specializzata. Quando non è possibile educare, rieducare e istruire, occorre dunque eliminare il selvaggio, l'anarchico, il recalcitrante, il disobbediente, il libero... e il sistema sa farlo in vari modi, in 5000 anni ha ben affinato le sue tecniche. 
A scuola, il bambino, anarchico per natura, è costretto a imparare prestissimo che verrà punito se commetterà l'errore. Secondo l'uomo educato, l'orso ha commesso un errore e, dunque, va punito. Tu sbagli e io ti punisco: è questa la cultura in cui, purtroppo, ci riconosciamo e che insegniamo persino con orgoglio, credendoci spesso anche dei 'docenti rivoluzionari'. Va da sé che anche la ricompensa fa parte della medesima logica educante autoritaria. Insomma, se il bambino o l'orso fanno i cattivi, devono essere puniti; se invece fanno i bravi avranno una ricompensa: un bel voto, un regalo, la caramella gettata nella gabbia... 
Ma no, non dovrebbero mai esistere classificazioni, né punizioni o ricompense, perché in natura non esistono le specie, le classi, le età... (intendo come pretesti per dividere et governare), perché siamo tutti appartenenti a un unico mondo caleidoscopico, dinamico, circolare e solidale, ognuno con le proprie uniche caratteristiche e preziosità innate - finché non ci conducono nei luoghi dell'addestramento. E purtroppo ciò avviene molto presto. Spero che la vicenda dell'orso insegni qualcosa a quanti pensano alla punizione (e alla ricompensa), cioè alla scuola, come a qualcosa di normale, giusto, ovvio, necessario. Il selvaggio non esiste, esiste solo il libero.

Aggiornamento: il Tar ha annullato l'ordinanza di abbattimento. Ma sarà sufficiente a ridare all'orso la tranquillità che aveva prima? Quale sarà il suo destino? Spero il migliore possibile. Ma chi si occupa della liberazione dei bambini dalla gabbia scolastica e dalla nostra cultura?

Aggiornamento del 18 aprile: l'orsa è stata catturata e divisa dai suoi cuccioli. Non si sa ancora che fine farà, nella migliore delle ipotesi finirà confinata, esattamente come la nostra cultura vuole che si faccia con le persone libere e scomode.

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Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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