Una citazione al giorno

Una citazione al giorno -
Data Rivoluzionaria

Attenzione alle fiabe, alle favole, a chi le scrive, a chi le pubblica

Navigando in rete ho trovato una frase di G. K. Chesterton:
'Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro lo sanno già che esistono. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere'.
Bella vero? Così almeno sembra.
E' noto il fatto che una frase può assumere valenze negative o positive a seconda del contesto. Contestualizzata in un ambiente di critica sociale, questa frase di Chesterton appare persino utile dal punto di vista pedagogico e morale. Appare ma non è. Perciò sento la necessità di evidenziare il ruolo subdolo e servile di questo scrittore e di questa sua frase che giocano ambedue a sostegno del sistema imperante, gerarchico e autoritario.

Innesto del senso di paura
Nelle fiabe, a livello profondo, il bambino non percepisce il drago come animale, ma come un elemento qualsiasi che incute paura e da cui bisogna tenersi alla larga o difendersi. Incutere terrore nei bambini è sempre stato uno dei compiti basilari della Chiesa e dello Stato per creare coscienze suddite e devote (peccato originale, gendarmi di Pinocchio, lupo cattivo, orco, fiamme dell'inferno, prigione, paura dell'altro...). Col terrore si coltivano coscienze distorte, bisognose di quelle autorità che promettono una 'salvazione' terrena o ultraterrena.

Ricorso all'autorità
Il drago si può sconfiggere, certo, ma nelle fiabe (e soprattutto nella tradizione religiosa) non è mai il bambino che sconfigge il drago, ma un'autorità, un adulto, un santo-cavaliere come San Giorgio, insomma una figura terza che interviene come un deus ex machina. Il bambino impara così che per difendersi da una paura o da un pericolo (ad es. paura del 'diverso', pericolo di attacco alla Nazione, ecc) gli esseri umani devono necessariamente attendere un salvatore, un delegato, e non certo un delegato qualsiasi, quest'ultimo deve essere riconosciuto come autorità e, sia nelle fiabe, sia nelle favole, queste autorità sono -guarda caso- tutte teste incoronate o militari (cavalieri, poliziotti, gendarmi, generali). Per inciso, prima o poi scriverò qualcosa in merito alla nascita dei supereroi a fumetti.

Una buona fiaba potrebbe allora essere quella dove il protagonista è un bambino, e dove questo bambino sconfigge da sé sia la paura, sia il personaggio autoritario che avrebbe dovuto eventualmente agire a nome suo, facendo appello all'autodeterminazione e alle proprie umane forze, e sottolineo umane, cioè senza attendere miracoli o sortilegi (Harry Potter) che provengono da chissà quale dimensione celeste. Quella è solo una buona fiaba, ma una fiaba migliore sarebbe quella dove il bambino, autodeterminato, non riceve dalla storia raccontata alcun sentimento di superiorità sbirresca o autoritaria, perché c'è anche quel rischio qualora il protagonista bambino della fiaba dovesse agire da sé, cioè il rischio di essere forgiato con un'inclinazione all'autoritarismo. Perciò è molto difficile, almeno in Occidente, trovare fiabe davvero salutari per i bambini. Le fiabe migliori di tutte quali sono per me? Quelle che il bambino non educato si inventa da sé!
In tutte le fiabe propagandate dal sistema non viene mai esaltata la libertà e l'autonomia dell'individuo, senza che questi elementi non vengano subordinati e piegati a qualcosa o a qualcuno. In questo caso, il bambino che ascolta la fiaba del drago può scegliere di identificarsi soltanto in due elementi: il drago o colui che lo uccide. Sceglierà sempre l'autorità che sconfigge la paura. Poco importa se il drago esista oppure no, il più delle volte le paure costruite ad hoc dal sistema non esistono, ma gli adulti avranno ormai imparato ad eleggersi chi gli venderà finta protezione, in cambio di una vita normata, addomesticata, spiata e sottomessa.
Ah già! Chi è Chesterton? Uno scrittore moralista al soldo della Chiesa, quello che ha scritto quei romanzi ispiratori delle sceneggiature di 'Padre Brown', quello che ha scritto 'Il delitto nasce dalla libertà', dove per 'libertà' Chesterton intende solo due tipi di scelta che l'Uomo può fare: scegliere di rimanere con gli occhi aperti verso dio, o scegliere se rimanere ciechi. Questa per Chesterton (e per la Chiesa) è tutta la libertà di scelta degli esseri umani.

P.S. Proporrò un disegno ai ragazzi, dove il 'dragostato' verrà sconfitto da loro stessi, in gruppo, mutuandosi la forza e l'intenzione.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

a volte succede di immedesimarsi nel drago,i miei genitori mi hanno raccontato che quando ho visto godzilla (del 1998) mi sono messo a piangere quando è morto lui, nn quando massacrava i soldati

Anonimo ha detto...

Concordo profondamente. Ho tre bambini piccoli (7,6,3) e hanno adorato la storia di Bandiera e di Cipì (Mario Lodi): "piccoli" grandi eroi coraggiosi che hanno trovato da soli una via, la loro via. A lei vengono in mente altri materiali per bambini che sappiano invitare all'autodeterminazione piuttosto che invitare ad attendere l'intervento salvifico dall'esterno? Auguri per il suo lavoro e grazie per gli spunti di riflessione che condivide. Daniela

edmondo ha detto...

Cara Daniela, a me viene in mente qualcosa di più efficace: invita i tuoi bambini a inventare delle favole, e scrivile, così i più piccolini, vedendoti scrivere quelle favole e volendo poi rileggerle per i fatti loro, avranno curiosità di imparare da soli a leggere e a scrivere. Io ad esempio ho imparato così. Ciao.

diana ha detto...

mia nonna che ora e' cenere, mi raccontava sempre una breve favola in cui c'era una bambino che doveva portare il pranzo al papa', e percio' doveva attraversare il bosco abitato da un terribile Drago... quando il ragazzino si trova di fronte al drago, rimane di sasso, sta per essere arrostito ma sul piu' bello, tira fuori i suoi panini che il Drago accetta e cosi' si salva... nn ricordo se scappa o se i due fanno amicizia... me la raccontava spesso, magari il finale cambiava.

edmondo ha detto...

Bene Diana, una favola così, con un finale coerente, dovrebbe essere divulgata come Cappuccetto Rosso. Grazie. Ciao.

Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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