Lo stato e la chiesa sono due enormi ministeri preposti al condizionamento sociale. Lo scopo di questo condizionamento è quello di perpetuare l'ordine esistente, ammesso e non concesso che l'ingiustizia e gli orrori prodotti dal condizionamento coercitivo possano chiamarsi 'ordine', parola, questa, molto ambigua, perché possiede vari significati; e infatti, mentre tutti i governanti, pronunciando quella parola, pensano a 'istruzione, comando, disposizione obbligatoria, coercizione', la massa condizionata, vedendo le ingiustizie e gli orrori prodotti dalla macchina sociale, si lascia illudere dai governanti e pensa che 'ordine' voglia dire condizione di serenità comunitaria, un anelito di pace collettiva che però è rimasto tale da una spruzzata di millenni a questa parte, da quando cioè il modello imperante gerarchico-militare si è impossessato del genere umano, degli animali, e delle risorse naturali.
Il condizionamento di massa avviene per mezzo di una pedagogia assolutamente precisa calata dall'alto, ben occulta, che dal XVI secolo si è via via affinata fino ai nostri giorni, e passa attraverso i canali preposti, chiamati mass-media, di cui fa parte la scuola. Il sistema educativo nazionale non ha alcuna intenzione di rendere pubblici i suoi scopi nascosti, perciò insiste nella sua dottrina di mistificazione e di censura di molti autori, nella fattispecie pedagogisti, pensatori anarchici, e interi capitoli di storia. Non aveva torto neppure Aldous Huxley quando, nel 1932, fa dire a uno dei suoi personaggi che, al fine di plasmare la società in funzione della perpatuazione del sistema, occorre limitare l'accesso alla conoscenza, soprattutto a quella di carattere filosofico-sovversivo, dando in pasto alla massa soltanto le informazioni scolarizzate, cioè innocue, filtrate, manipolate. Ecco perché a scuola si ripetono sempre le stesse cose, e si insegnano sempre gli stessi autori. C'è in realtà molto altro da sapere, ma non possiamo pretendere di conoscerlo né dalla scuola, né dagli altri mass-media. Non ha torto neppure la Teoria della Percezione quando sostiene che si pensa e si agisce soltanto in funzione di quello che si conosce. Di conseguenza, posso affermare che le folle pensano e agiscono anche e soprattutto in conseguenza di ciò che non conoscono. Credo sia preciso compito di ognuno di noi cominciare anzitutto a dubitare dei contenuti acquisiti mediaticamente, e di scandagliare in profondità il mondo della conoscenza, che è molto più vasto di quanto ci fanno credere i due massimi ministeri preposti al condizionamento sociale.
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