Prima che i tiranni prendessero il monopolio di tutto, quando l'armonia e la cooperazione tra i popoli erano garanzia di progresso e di pace, oltre che di vita, i bambini avevano un buon modo per imparare le cose del mondo, quel modo consisteva nel gioco, cioé nel trascorrere in libertà il proprio tempo. Osservazione e innata curiosità erano magnifici maestri. 'Tempo libero' è infatti la traduzione di scholè, dal greco antico, ma ciò non vuol dire che gli antichi greci professassero il gioco per i ragazzi da istruire, tutt'altro, semplicemente la parola scholè affondava ancora le radici etimologiche negli antichi terreni di libertà (Creta, molto vicina alla Grecia, fu una gilania fino al 1500 a.C. circa). Assai presto i despoti si resero conto che i giovani agiati, come anche i propri figli, dovevano possedere conoscenze specifiche in materia di guerra, di armi e di disciplina, sì che i virgulti potessero rendersi subito pronti a governare, ma anche a esercitare funzioni istituzionali. I bambini poveri possedevano ancora la libertà del gioco, questo fino a tempi relativamente recenti, soprattutto nelle zone rurali. Purtroppo la progressione della tirannia statale non si arresta, e la scuola, ormai non più intesa come tempo libero, ma come luogo di indottrinamento forzato alle 'discipline', venne resa obbligatoria esattamente come il servizio militare di leva. Durante la 'repubblica' (che tale non è, finchè c'è gerarchia e proprietà privata) tutte le riforme ministeriali della scuola non hanno fatto altro che porre severi controlli su tutto, aumentandoli, anche e soprattutto sui testi scolastici e universitari, e oggi lo Stato si appresta a controllare anche i docenti (attraverso i dirigenti scolastici, a loro volta monitorati), e le previsioni in merito a quel che potrà diventare la scuola da qui a qualche anno sono tutte nefaste. A fronte e per conseguenza di ciò, nascono ovunque nel mondo le scuole libertarie, che rimettono davvero al centro la persona (non solo a parole come fanno le leggi di Stato), rispettano le esigenze individuali, rispettano ed esaltano le attitudini di ognuno, e si riappropriano del gioco quale strumento di crescita e di autoapprendimento. Da Godwin a Bernardi, la pedagogia anarchica non soltanto si pone come l'orizzonte più fulgido da raggiungere per ogni essere umano (che non è distante nello spazio e nel tempo, è già dentro di noi), ma ci dice anche che è tempo di abbandonare ogni parametro acquisito, mettere in discussione ogni cosa precostituita e data per scontata, se vogliamo tornare ad essere persone.
Gustavo Esteva
'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.
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