
Invece quel gruppo ha motivo di esistere in funzione di molte cose utili, ad esempio il fatto di rendere partecipi i genitori di ciò che faccio, di come lo faccio, e del perché lo faccio in quel modo. Cosa che, del resto, i ragazzi sanno benissimo perché motivo sempre ogni cosa, e se volessero entrare a far parte di quel gruppo sono i benvenuti, anzi lo auspico, ma non è ancora il momento, devo prima fare in modo che un certo cemento faccia presa tra me e i genitori. Il gruppo è anche un modo per cercare di concretizzare l'idea di una sana educazione, organica, consapevole, per la quale l'intervento dei genitori non può essere bandito, portatori come sono di idee e di esperienze, non è necessario avere un titolo o una patente. Certo, per questo obiettivo pedagogico, il gruppo, essendo virtuale, è in verità molto palliativo, ma è già un passo avanti rispetto alla norma della scuola pubblica, dove i genitori sono ricevuti dai docenti solo in poche occasioni, singolarmente, rarissimamente in gruppo, e solo al fine di ottenere un resoconto dell'attività autoritaria imposta dalla scuola ai loro figli e sul grado di sopportazione degli stessi al metodo scolastico.
Perciò, niente che possa nuocere ai ragazzi, tutt'altro, il gruppo è uno strumento di crescita per tutti, anche per me. L'impresa però non è facile, dal momento che dovrò prima aspettare che questi genitori assimilino la pedagogia libertaria, almeno un po', e dato che le persone adulte hanno più difficoltà a capire i concetti di libertà rispetto ai bambini, dovrò fare appello a un grado elevatissimo di ponderazione e di tatto, per adesso tutto procede bene.
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