Una volta che una società ha metabolizzato una cultura autoritaria, qualsiasi ulteriore inasprimento di pena, o moltiplicazione dei dispositivi coercitivi, o ingigantimento dell'autoritarismo nei confronti della gente, o qualsivoglia nuova trovata per addestrare le masse alla sudditanza, verranno presentati e salutati come un avanzamento del progresso, un miglioramento della sicurezza, un allargamento della libertà, un passo avanti nell'erudizione, quando invece è la solita trappola. Così, il voler rinchiudere i giovani nelle celle educative anche di pomeriggio viene presentato oggi come un 'ristoro formativo'. Dire una cosa del genere, 100 anni fa, sarebbe stato motivo di ilarità generale, oggi la maggioranza scolarizzata, poiché tale, la ritiene una cosa attendibile, buona, giusta. Saranno felicissimi i quattro rampolli borghesi, figlioli di Confindustria, che ieri hanno protestato per rientrare nelle celle nonostante il rischio di contagio oggettivo.
Che miracolo questi giovani così repentinamente vogliosi di scuola, vero? Bene, adesso avranno l'opportunità di 'ristorarsi' di scuola anche al pomeriggio. Cazzi loro? No, perché costoro, di concerto col ministero, obbligano alla reclusione pomeridiana anche la moltitudine degli altri giovani, si spera più sani di mente, che a quel 'ristoro' preferiscono invece la libertà. Ma non ci giurerei, ormai la parola libertà viene assimilata male da quasi tutti, come fosse qualcosa da cui rifuggire. Ecco a cosa ha portato il lavoro svolto dalla nostra cultura e dalle scuole!
A questo punto mi aspetto di tutto, persino che la 'giustizia' di Stato escogiti un sistema di repressione più feroce, magari facendo proseguire di un tot gli anni di reclusione all'interno di un istituto di rieducazione, oltre a quelli già decretati dal tribunale, e che questi anni in più vengano presentati come un'opportunità di crescita morale, degna di ricevere ringraziamenti da parte degli stessi detenuti. Perché sapete, ormai siamo a questi livelli qui, eh?
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