Una citazione al giorno

Una citazione al giorno -
Data Rivoluzionaria

L'inganno del liceo senza voti


Qual è il problema, il numero in sé o la classificazione che questo numero impone agli studenti? La domanda sta alla base di tutto. Se pensate che il problema non sia rappresentato dal numero in sé, ma dal senso che esso ha nella scuola, allora vi invito a leggere il resto.

Da qualche giorno gira la notizia di un liceo romano che non mette i voti agli studenti. E naturalmente questo ha riscosso un grande interesse presso tutti i riformisti, non tanto per via dell'abolizione dei voti in sé, quanto perché a farlo è un liceo di Stato. Infatti sono più di cento anni che nelle scuole libertarie non esistono voti, ma siccome sono scuole libertarie alla gente questo non interessa e non piace a prescindere, per pregiudizio. Senonché, persino nelle scuole libertarie il non mettere voti non significa affatto eliminare la valutazione e la classificazione che rappresentano la vera funzione del voto numerico. 

Far sparire il voto non significa affatto far sparire l'ingiustizia della discriminazione legalizzata, tutt'altro! E infatti il liceo romano in questione supplisce al voto numerico con i giudizi che, anche se non vengono scritti, sono comunque calati dall'alto (questo si tende sempre a non volerlo capire: la scuola insegna ai giovani a dipendere dall'autorità e dalla sua morale!). I voti, in quel liceo, compaiono lo stesso sulla pagella finale, e tanto basterebbe a far capire che l'operazione è tutt'altro che libertaria. I ragazzi vengono sempre giudicati, valutati, questa è la scuola fintanto che è tale! E non potrebbe essere altrimenti. Non c'è nessuno differenza tra un voto che dice in modo sintetico a un allievo che 'deve fare meglio', e una chiacchierata con il docente che gli dice ugualmente 'devi fare meglio'. L'unica differenza sta nel fatto che con il voto si risparmia tempo, mentre la chiacchierata sa anche di ipocrisia, di mascherata. Tanto vale il voto secco, è più sincero.

Inoltre, in questo liceo, succede qualcosa che io personalmente facevo fare ai ragazzi già 20 anni fa: l'autovalutazione. Cosa che poi ho capito essere qualcosa di atroce e l'ho abolita. Infatti è incredibilmente crudele far decidere agli stessi ragazzi in che misura si devono classificare o punire, in quale ghetto concettuale devono inserirsi con le proprie mani. Insomma, l'idea di una scuola senza voti non è certo qualcosa di libertario e liberatorio, se il numero viene sostituito da qualcos'altro. L'oppressione con altri mezzi è sempre il solito vomitevole riformismo, che fa bene soltanto al sistema, e che non a caso proprio il sistema promuove. Non fidatevi. Mai.

Nessun commento:

Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

Lettori fissi