Errico Malatesta scriveva, tra l'altro, qualcosa di molto vero a proposito di un parallelismo tra le forze dell'ordine e la legge, e cioè che l'organo e la sua funzione non possono essere disgiunti: se la funzione svanisce, l'organo muore. Sicché, proseguiva, per fare in modo che l'organo possa rimanere in vita, gli occorre un pretesto, un problema da inventare anche di sana pianta. Il parallelismo con i birri (organo) si svolgeva in virtù dei reati che, dunque, dovevano essere continuamente scoperti o, in loro mancanza, inventati. In poche parole, la polizia esiste finché avrà qualcuno da ingabbiare e, se non lo trova, deve inventarsi un reato e di conseguenza il reo da punire.
Come ogni organo, anche la scuola ha la sua funzione, nel caso di specie direi meglio le sue funzioni, di cui alcune non immediatamente visibili o addirittura nascoste, come quella di addomesticare ogni singolo individuo e renderlo docile alla catena di produzione e adatto a questa società di oppressi e oppressori. In questo, la scuola è meravigliosamente efficiente. Il problema però le arriva sempre puntuale quando i fatti, cioè la realtà, contraddicono totalmente ciò che essa dice di voler fare. Infatti, se da un lato la scuola, con la sua retorica, con i suoi obiettivi edificanti, con i lustrini e le paillettes narrative, ostenta al pubblico la sua bella facciata, dall'altro lato questi obiettivi si scontrano violentemente con la realtà, che li smentisce tutti. Infatti la scuola non sviluppa pensieri critici, non elimina le disuguaglianze, non rende il mondo un posto migliore, non fa delle persone degli esempi di solidarietà... E lei lo sa bene.
Come fa dunque la scuola a mascherare questo fallimento inevitabile (voluto) agli occhi della gente che, magnificamente illusa, pensa sempre a essa come al sacro luogo deputato per la salvazione universale? Semplice, ricorre al suddetto concetto di organo/funzione e si inventa dei problemi, anche dall'oggi al domani, dicendo di farsene carico, ma senza ovviamente risolvere mai nulla, al contrario, creando ulteriori problemi, catene mentali, pregiudizi, divisioni...
Problemi inventàti di sana pianta per dare alla scuola il pretesto di farsi credere necessaria ce ne sono a bizzeffe. La scuola è già di per sé un'illusione di massa! Al suo interno, nel corso degli anni, si sono accumulate funzioni inventate a non finire, ad esempio si sono inventati i B.E.S., i D.S.A. e tutte le mille altre sigle e siglette che servono sostanzialmente a classificare, a dividere il popolo studente (e presto anche quello docente), per disciplinarlo e irreggimentarlo meglio, ancora, di più, ma il pretesto ufficiale è sempre relazionato alla presunta salvazione universale che la scuola garantirebbe alla nostra specie.
La scuola si è inventata anche il fantomatico problema dell'inclusione, come quello della cosiddetta 'povertà educativa' (a questo scopo il ministero si è costruito - a nostre spese, e che spese! - qualche istituto-carrozzone che avalla qualsiasi cosa serva a dimostrare a parole che la scuola è necessaria e svolge un ruolo di redentrice del mondo; poi si scoprì che anche i dati forniti da questi carrozzoni atti a giustificare l'intervento salvifico della scuola erano artefatti). Si è inventata il problema della formazione quando, onestamente, nessuno ne ha mai sentito il bisogno, e chi lo ha sentito è stato perfettamente in grado di aggiornarsi autonomamente, in base a ciò che sapeva essere indispensabile per sé e le sue classi. Si è inventata una sfilza infinita di pretesti veramente assurdi per far credere alla gente che l'organo-scuola è necessario, indispensabile come l'aria, pretesti indimostrati e indimostrabili nei fatti!
La cosa peggiore, purtroppo, è che tutti gli operatori della scuola che, ripeto, per ragioni oggettive, di questi pretesti non ne ha mai sentito il bisogno, nel momento in cui l'autorità parla di presunte necessità in chiave di problemi reali, questi operatori, dicevo, credono anche loro all'esistenza di quei problemi, quindi alle presunte necessità collegate, anche se quei problemi nei fatti non esistono! E non si prendono nemmeno la briga di verificare: l'autorità è un dio a cui si crede per un atto di fede! I docenti hanno finito per credere veramente, ad esempio, di aver bisogno di stupidissimi corsi e corsetti di aggiornamento, gestiti da gente che non è mai entrata in una classe, corsi e corsetti che devono pagarsi anche al di fuori dell'orario di lavoro, di cui giustamente non hanno mai sentito l'esigenza, prima che un'autorità (che non conosce le singole realtà scolastiche e men che meno i singoli docenti), dicesse loro che ne avevano bisogno!
Questo, alla fine, è il vero dramma di questa società: il credere ciecamente a tutto ciò che le autorità e le loro istituzioni raccontano. E questo credere ciecamente non è altro che un atteggiamento dogmatico, acritico e fondamentalista, frutto di una specifica istruzione di massa, guarda il caso!
Immagine: murale di Felice Pignataro. Napoli.
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