Una citazione al giorno

Una citazione al giorno -
Data Rivoluzionaria

Questa società si forma a scuola

Da bambini, a scuola, ci avevano insegnato il 'gioco' che consisteva nel tracciare una bella linea verticale alla lavagna e scrivere: da una parte i buoni, dall'altra i cattivi. I buoni erano quelli che facevano esattamente tutto quello che la maestra ordinava di fare. I cattivi, ovviamente, erano quelli che disubbidivano alla maestra. Chi segnava i nomi alla lavagna era solitamente un kapò, spesso felicissimo di farlo perché gli dava una sorta di immunità, oltre che di potere. Non per niente, a svolgere questo ruolo infame era spesso il capoclasse, che in quanto tale era invidiato dagli altri compagni, non di rado guardato di malverso. Ma, per inciso, tu che leggi, non ti stai accorgendo di come già in tenera età, a scuola, ma anche nella famiglia tradizionale scolarizzata, venga inculcato il modello corrente di società autoritaria? Quella stessa società per cui anche tu ti lamenti? Confini, classificazioni, potere, invidia del potere, servi che devono ubbidire, padroni che puniscono e premiano, spie, delatori, gerarchie, competizioni e dimostrazioni di fedeltà al padrone... Pensi forse che da questo modello educativo fuoriesca per davvero un mondo di pace e giustizia? Se lo pensi, il vero problema allora sei tu. Ma ritorno alla storia di prima. 
Nessuno di noi, piccolini e ingenui, capiva qual era in realtà il vero problema da affrontare, nessuno di noi poteva immaginare che quel gioco avrebbe prodotto dei seri guasti nelle nostre coscienze, direi spesso irreversibili. Gli ubbidienti di qua, i disubbidienti di là. Stabilito il confine, e dunque il nemico da combattere, cioè qualcuno con cui prendersela in ogni occasione, qualcuno su cui scaricare ogni colpa, anche se non aveva fatto niente, che tanto, alla sua presunta colpa, tutti ci avrebbero creduto lo stesso, perché 'lui è un cattivo bambino, è stato sicuramente lui'. Nessuno di noi poteva immaginare che il vero cattivo della situazione fosse proprio l'adulto scolarizzato, la persona che ci aveva insegnato a fare quel gioco: la maestra, l'autorità che tanto ammiravamo! 
La società scolarizzata soffre ancora moltissimo, oggi più di ieri, delle conseguenze di quel gioco, non riesce a vedere dove sta il vero cattivo da isolare, anzi continua ancora ad ammirarlo e ad eleggerlo, e si diverte a tracciare ancora linee verticali, dappertutto (ma non dove serve veramente), a separare ciò che in realtà non dovrebbe mai essere separato. Un giorno, quando tu che stai leggendo capirai il senso di quel che è scritto tra queste righe, potrai arrivare a comprendere anche che l'obbedienza non è una virtù, e che i valori positivi in cui questa società crede non sono poi così positivi, né quelli negativi così negativi, e che, anzi, molto spesso ciò che etichettiamo come 'negativo' sia in realtà positivo, e viceversa. Ma forse per adesso non potrai comprenderlo. Un giorno, chissà!

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Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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