I docenti galoppano verso l'autoflagellazione, ad attenderli è una guerra fra poveri tanto meschina quanto violenta. Tutto legale, è la legge 107. La loro legge, beninteso. In tutte le scuole si istituzionalizzano i cosiddetti 'Comitati di valutazione', cioè docenti che dovranno giudicare i colleghi e le colleghe. E poiché appare di fatto molto difficile stabilire dei criteri per punire e premiare, il governo se ne lava le mani, non stabilisce alcun criterio, e delega ai singoli istituti lo svolgimento di tale ingrato compito.
Così ogni dirigente ordina, e tutti gli altri obbediscono, come cultura autoritaria insegna. Nessuno si pone la questione del principio criminale in sé, della violenza insita in questa volontà discriminatoria, la stessa violenza che si commette quando si traccia una linea verticale su un foglio e qualcuno, investito da una sempre supposta autorità, si arroga il diritto di decidere chi sono i buoni e i cattivi, i promossi e i bocciati, gli onesti e i disonesti, i notevoli e gli insignificanti... Sulla base di queste operazioni discriminatorie, col pretesto di queste classificazioni, si sono sempre compiute le più grandi atrocità della Storia. Ma la Storia ci racconta anche che quelle decisioni erano poi tutte delle fantasiose arbitrarietà, violenza di Stato, pretesti e capricci delle classi dirigenti, ordini della legge del Profitto, come lo sono oggi; ma della verità storica cosa importa alla gente?
Così, messa vigliaccamente da parte la questione fondamentale, cioè a dire la brutalità violenta del provvedimento legale in sé, tutti si affannano a cercare dei criteri 'che non diano troppo fastidio': ecco la immancabile e tristissima ricerca del male minore. E' il sistema. E' la schiavitù. E' lo Stato con la sua cultura. La massa educatissima ci è abituata a questa sofferenza, quando sono i governi a crearla. Qualcuno ha persino messo in giro il detto che recita: 'siamo nati per soffrire'. Che assurdità! Che ignobile pretesto viene insegnato ai bambini! E invece nessuno pensa che, in qualità di esseri viventi, dovremmo cercarci costantemente la gioia maggiore, cercarcela qui e ora (e non soffrire per avere una vita felice dopo la morte, in un ipotetico paradiso, come certe istituzioni criminali fanno credere ai bambini).
Così ogni dirigente ordina, e tutti gli altri obbediscono, come cultura autoritaria insegna. Nessuno si pone la questione del principio criminale in sé, della violenza insita in questa volontà discriminatoria, la stessa violenza che si commette quando si traccia una linea verticale su un foglio e qualcuno, investito da una sempre supposta autorità, si arroga il diritto di decidere chi sono i buoni e i cattivi, i promossi e i bocciati, gli onesti e i disonesti, i notevoli e gli insignificanti... Sulla base di queste operazioni discriminatorie, col pretesto di queste classificazioni, si sono sempre compiute le più grandi atrocità della Storia. Ma la Storia ci racconta anche che quelle decisioni erano poi tutte delle fantasiose arbitrarietà, violenza di Stato, pretesti e capricci delle classi dirigenti, ordini della legge del Profitto, come lo sono oggi; ma della verità storica cosa importa alla gente?
Così, messa vigliaccamente da parte la questione fondamentale, cioè a dire la brutalità violenta del provvedimento legale in sé, tutti si affannano a cercare dei criteri 'che non diano troppo fastidio': ecco la immancabile e tristissima ricerca del male minore. E' il sistema. E' la schiavitù. E' lo Stato con la sua cultura. La massa educatissima ci è abituata a questa sofferenza, quando sono i governi a crearla. Qualcuno ha persino messo in giro il detto che recita: 'siamo nati per soffrire'. Che assurdità! Che ignobile pretesto viene insegnato ai bambini! E invece nessuno pensa che, in qualità di esseri viventi, dovremmo cercarci costantemente la gioia maggiore, cercarcela qui e ora (e non soffrire per avere una vita felice dopo la morte, in un ipotetico paradiso, come certe istituzioni criminali fanno credere ai bambini).
La cosa inquietante è anche vedere come colleghi e colleghe, e parlo di quelli con cui ho a che fare, facciano finta di essere disperate, dispiaciute, arrabbiate, ma poi, stringendo stringendo, arrivando al sodo e al nocciolo della questione, se ne infischiano e abbracciano totalmente la mozione calata dall'alto mostrando le loro schiene piegate. Eppure, a mio parere, qualcosa si può fare per aggirare questa legge! Avevo proposto una cosa molto semplice da fare, la cosa più umana e logica che mi era venuta in mente dopo la disobbedienza (ma la scuola insegna a obbedire, figuriamoci!). E quindi, dato che nessuno voleva disobbedire a questa violenza istituzionale, men che meno i singoli dirigenti delle singole scuole, e dato che mi sembrava facesse dispiacere a tutti il fatto che ci dovranno essere per legge docenti meno pagati di altri, più schiavizzati di altri, con una situazione generale sempre più incline alla cattiveria e al conflitto, ho proposto la mia soluzione: quelli che tra tutti saranno scelti per avere in saccoccia qualche spicciolo in più, potrebbero, una volta intascato l'ammontare, distribuirlo equamente agli altri. Ufficialmente l'operazione legale-commerciale-amministrativa risulterà andata a buon fine, ma nella realtà dei fatti avremo aggirato l'ostacolo e raggirato la legge. Ho detto ai colleghi che io farei così senza alcuna esitazione, che lo farei con vera gioia. Ma il risultato, purtroppo, è stato un rumorosissimo silenzio, un silenzio che ora grava pesantemente sulle loro coscienze. Con che faccia parleranno domani, i miei colleghi e le mie colleghe, di solidarietà? E' proprio questo silenzio il sigillo della massa servile, complice e ipocrita. E tuttavia...
Voglio dire qualcosa di altrettanto importante: tra questi colleghi e colleghe molti sono davvero dispiaciuti e arrabbiati per questa ulteriore discriminazione legalizzata. Ma non riescono a opporsi ad essa neppure adottando la soluzione che ho proposto. E allora la mia riflessione, al di là delle parole che ho scritto, si dirige piuttosto verso la mia volontà di capire i meccanismi psicologico-educativi che fanno delle persone dei perfetti schiavi volontari, sempre più incapaci di disobbedire all'autorità. Per la mia riflessione potrei anche partire dal famoso esperimento Milgram (qui), ma so già che la questione, dovendo inevitabilmente scavare a fondo per capirla, rimane sempre quella legata al concetto di infanzia-da-educare, educarla al rispetto cieco nei confronti della legge e dell'autorità, educarla all'obbedienza concepita come virtù, educarla al patriottismo, al militarismo, al timore costante di qualche punizione (terrena o ultraterrena), e alla condanna ferocissima di tutto ciò che deraglia da questo tipo di educazione funzionale soltanto allo status quo. E quest'ultima cosa è purtroppo consequenziale all'assimilazione del dogma educativo, cosa che avviene a scuola e nelle famiglie scolarizzate.
P.S. Per chi fosse interessato al referendum per l'abrogazione di alcuni passi della legge 107, nei municipi d'Italia si stanno raccogliendo le firme, ma anche in giro sui banchetti predisposti. Ad oggi hanno firmato ben 300.000 persone, maggiori informazioni le trovate in rete, ecco un esempio QUI.
Altra cosa: vorrei far notare che il governo non ha potuto stabilire i criteri per discriminare i docenti, come dicevo prima, ma questo fatto merita una riflessione più profonda, magari partendo dal concetto secondo cui prima il governo fa la legge per punire qualcuno, ma solo dopo si devono individuare i criteri per farlo. Ciò dimostra una cosa precisa: che la legge sulla 'buona scuola' è davvero una legge statale, cioè dal carattere eminentemente punitivo. Come dire, non importa in che maniera i docenti cercheranno i modi con i quali dovranno autopunirsi, qui importa soltanto che vi sia una legge a imporglielo! Sorvegliare e punire! Che genere di essere umano è l'acquiescente devoto che, osservando la legge, va anche contro i propri interessi? O quello che obbedisce soltanto perché viene minacciato e costretto brutalmente? E che genere di legge è quella che ha sempre bisogno della minaccia e della forza brutale per farsi rispettare? Siamo fuori da qualsiasi concetto di umanità e giustizia, oltre che ovviamente fuori da qualsiasi vera idea di libertà! Siamo nello Stato!