Oggi in una classe terza (13 anni) abbiamo discusso intorno ad alcune canzoni di Fabrizio De Andrè, dopo averle ascoltate. E' stata una proposta dei ragazzi e delle ragazze. Abbiamo ascoltato tre canzoni e poi le abbiamo commentate. Due di queste canzoni le hanno scelte i ragazzi, tra le più conosciute: 'Il pescatore' e 'La guerra di Piero', mentre la mia scelta è caduta un po' casualmente su 'Geordie' versione live con la figlia Luvi.
Al di là dell'aspetto diciamo didattico, fuori programma canonico, che ha determinato una presa di coscienza più profonda circa i testi analizzati, la cosa che mi ha interessato di più è stato il movente della richiesta da parte loro. Non mi era mai capitato di ascoltare canzoni in classe, credo, se non per un mero bisogno di ascoltare musica, ma oggi il motivo della richiesta di ascolto è stato quello di voler analizzare più profondamente dei testi, in un modo particolare, cioè alla luce del loro interesse nei miei riguardi. Sì perché, dato che questi ragazzi non mi conoscono ancora, sapendo che a me piace ascoltare De Andrè, e considerato il fatto che sono solito guardare la realtà da diversi punti di vista (cosa che sta affascinando i ragazzi), è come se essi, volendo capire i testi di De Andrè, volessero giungere ad una comprensione più precisa in merito alla mia persona.
Si stabilisce così uno dei criteri naturali per l'apprendimento reale e duraturo delle cose, quello che nasce dalla curiosità spontanea, senza alcun fine opportunista e autoritario nascosto, e da un trasferimento di interessi e informazioni altrettanto spontaneo da un elemento all'altro (in questo caso dalla mia persona alla musica e viceversa). E' come quando leggendo un libro scopriamo elementi che ci incuriosiscono, e approfondendo quegli elementi finiamo per capire meglio anche il tema del libro. E' questo quello che hanno fatto oggi i ragazzi e le ragazze, solo che il libro ero io, e i testi di De Andrè gli elementi da approfondire e capire.
A fondamento di questo meccanismo di apprendimento incidentale c'è, come dicevo, la curiosità spontanea, ma questa curiosità si è attivata per mezzo della sorpresa (io), della novità da scoprire, di un altro modo appassionante di intendere l'educazione, la vita, le persone, le cose del mondo in genere. Tutte 'cose diverse', insolite, che gli adulti già scolarizzati, di cui fanno parte i docenti autoritari, tendono normalmente a schernire o censurare, anziché ad approfondire. I bambini non hanno paura, ma attraverso l'azione della scuola autoritaria che forgia una società come la nostra saranno purtroppo destinati a diventare paurosi di qualsiasi inconsuetudine.