Una citazione al giorno

Una citazione al giorno -
Data Rivoluzionaria

Guerre e conflitti sorgono ubbidendo alla nostra cultura

 

Nasce un bambino e immediatamente si trova catapultato in una società di sovrastrutture che finiscono per annientarlo come persona. Il bambino si riconoscerà molto presto nelle sovrastrutture che gli sono state preparate, e altre, di nuove, gli verranno costruite dal sistema, nel corso della sua vita, per soffocare la sua persona, la sua vera essenza umana. 
Facciamo crescere i bambini così, con queste sovrastrutture addosso e in cui crediamo. Per colpa di queste abbiamo smesso di considerarci persone. Siamo quindi numeri, oggetti da sfruttare e catalogati, classificati, misurati, incasellati e quindi siamo in continuo conflitto tra noi stessi. Siamo preda di ideologie, pedagogie, religioni, disvalori capitalisti, ruoli, graduatorie, squadre. 
Tu sei una persona? Non più, tu sei un elettricista, bianco, cattolico, interista, comunista, eterosessuale. E tu? Tu sei una cassiera, lesbica, abruzzese, non sopporti i molisani, frequenti la chiesa valdese, un po' trasandata, animalista. Ecco, anche voi educate e acculturate i bambini alla vostra religione, ai vostri sedicenti 'valori', date loro delle sovrastrutture, quelle in cui credete, e dite loro che sono quelle giuste. Ma... Tolte le ideologie, tolte le religioni, tolte le squadre, le classificazioni, le pedagogie, la cultura capitalista, tolti tutti i motivi che ci portano alle divisioni, rimane l'essere umano, rimangono le persone vere, niente per cui guerreggiare 'per conto di', si ritrova l'umanità, la pace e l'uguaglianza dei diritti. Dobbiamo essere delle persone, non roba classificata! Liberiamoci! E liberiamo soprattutto i bambini dalle sovrastrutture e da questo circolo vizioso. 
Gaber cantava: 'l'unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura'!

Il povero oppresso ama il ricco che lo opprime

 

Questa è una società borghese, cresciuta con (dis)valori borghesi, fascisti, padronali, capitalisti e militari. E ogni società si crea la propria scuola per perpetuare i valori con cui è cresciuta. Si allevano così bambini che finiranno per trovare normale questo tipo di società. Quindi, una società come la nostra, con la sua amata scuola addestrante, non può che amare i suoi padroni e tutto ciò che da questi viene emanato: pensieri, leggi, proclami, moda, espressioni, gesti... E' una società che vuole imitare i padroni. 
Questo significa che i poveri sfruttati e i loro figlioli finiscono per amare proprio quei ricchi che li sfruttano! Controsenso? Certo, ed è tutto addestramento culturale! Nulla di naturale, sia chiaro!
Questa è una società destinata all'autodistruzione, alla dissoluzione totale degli ultimi valori umani rimasti. E' già in corso d'opera la guerra di tutti contro tutti, nel senso che ogni idea esposta provoca una deleteria e violenta polarizzazione, che è figlia della competizione, che è seme di ogni guerra. 
Famiglie ridotte sul lastrico, gente che rinuncia alle cure perché non ha i soldi, poveri in cerca di soluzioni quotidiane per mangiare qualcosa, ma anche un ceto medio stipendiato che non ce la fa più, sempre più spremuto da una classe padronale insensibile e famelica... stanno tutti in adorazione dei padroni e delle autorità che li hanno ridotti così, che li bastonano, che li governano. 
Questo ricorda molto quel tipo di asservimento religioso e psicotico che si vede nelle sette, e che porta gli adepti a rinunciare persino alla propria vita per seguire i capricci del loro guru e per difenderlo. E questo fa l'addestramento scolastico, crea adepti pronti a morire per il loro padrone, un padrone che persino si scelgono con una X su una scheda elettorale!

Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

Lettori fissi