Una citazione al giorno

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Data Rivoluzionaria

La scuola è violenza dottrinale istituzionalizzata


Tra gli obiettivi della scuola, intendo tra quelli mai dichiarati e sempre negati, ma che sono perfettamente osservabili e valutabili, c'è anche quello, importantissimo, di far credere che la scuola (se stessa) sia utile alle masse. Per emanciparle (sic!). La scuola, come ogni istituzione dello Stato, è costituzionalmente preposta alla propria autosantificazione ed autocelebrazione; essa inculca alla gente la convinzione secondo la quale non vi è redenzione senza scuola. Di più: senza scuola l'umanità sarebbe rincretinita, perduta e destinata all'autodistruzione. Cosa che sta avvenendo invece in piena scolarizzazione obbligatoria di massa. E sono invece le masse, in quanto tali, sempre cretine.
Questa bizzarra e fasulla convinzione secondo cui la scuola renderebbe liberi, saggi e salvi (e persino più intelligenti), tende ad acuirsi in ragione del tempo che passa nel crederla vera. Ovvio, una convinzione si rafforza sempre col tempo, fino a vedere la gente che, come ai giorni nostri, non si pone più alcuna domanda: accetta, crede, obbedisce e insegna quello che è diventato ormai un dogma inviolabile, una verità incontestabile, anche se i fatti la smentiscono categoricamente.
Eppure, neanche tanto tempo fa, la scuola non era ancora ritenuta un sacro sacello. Negli Stati Uniti, a suo tempo, ci furono grandi proteste contro la decisione del governo di rendere la scuola obbligatoria; certe cronache di fine Ottocento, ad esempio, sempre in Nord America, riportano la notizia di soldati che trascinavano a scuola file di ragazzini disperati e in lacrime sotto la minaccia delle armi. Si va a scuola come in caserma, e per ambedue le istituzioni la parola comune è, guarda caso, 'disciplina'. Quei ragazzini, con i genitori in protesta, sapevano bene a cosa stavano andando incontro, e cosa stavano lasciando, loro malgrado.
Oggi, a forza di retoriche autocelebrazioni da un lato e di demonizzazione della vita-fuori-dalla-scuola dall'altra, la prassi educativa per mezzo di agenzie certificate dal sistema ha fatto diventare la scuola una tappa imprescindibile, un automatismo, una sacra liturgia, seppur vissuta dai ragazzi, a ragione, come un enorme e inutile sacrificio. Tale è! ma, per inciso, non è forse la Chiesa che prende i bambini (anche lei) e dice loro che tutta la vita è un sacrificio e che, zitti e remissivi, dobbiamo soffrire e prepararci alla sofferenza di una vita in servitù? Menzogne su menzogne!
Insomma, se ieri era normale ribellarsi contro la scuola obbligatoria, oggi siamo di fronte a masse di persone entusiaste nel vedere che esistono persino progetti contro la 'dispersione scolastica'. Tutto dire. Certo, chi da millenni fa affari con le caserme di ogni genere non può ammettere alcuna diserzione, e fa credere alla gente che la vita fuori dalla caserma sia 'dispersione', o luogo di perdizione della recluta. E la gente ha finito per crederlo!
Il disegno di James Ensor del 1889, dal titolo 'Alimentation doctrinaire' (alimentazione dottrinaria), rappresenta le forze che sono responsabili del progetto pedagogico di questo sistema. Sono le figure che ordinano e attuano l'indottrinamento delle masse, sì da poterle governare facilmente. Guardate bene: oltre al vescovo, oltre al generale, oltre al sovrano, e oltre al giudice, potete notare il pedagogo, l'educatore, il quale regge un cartello didascalico con su scritto 'Instruction obligatoire' (istruzione obbligatoria).
Non aggiungerei altro, mi fermerei qui per non offendere la vostra intelligenza, credo che da soli sappiate decodificare l'immagine e capirne il senso, dico solo che è vero, sì, le masse hanno un assoluto bisogno di emanciparsi, ma anzitutto da quell'istituzione che le ha rese tali, obbedienti, serve, deboli con i forti, e forti con i deboli.

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Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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