Non mi piacciono gli allevamenti, perciò neanche la scuola. 'Diffidiamo de' casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudono o vengono rinchiusi...', esordiva Papini nel suo 'Chiudiamo le scuole'.
Dal verbo allevare deriva il termine allievo/a; per la Crusca sarà anche un sostantivo, ma nella realtà dei fatti la parola 'allievo' si rivela essere un triste aggettivo, un'etichetta sociale, un ruolo, un attributo, una mansione con un iter di addestramento preordinato. Tra gli obiettivi di tutti gli allevamenti c'è anche quello di sostituire l'essere vivente con un ruolo funzionale all'allevamento stesso. Se ad esempio nell'avicoltura ogni individuo è destinato a diventare un ruolo preciso (pollo, gallina ovaiola, carne per insaccati, piume e foie gras, ecc) anche negli allevamenti umani le persone vengono sostituite dai ruoli con relative destinazioni. Non c'è più l'individuo o l'essere umano, ci sono il musulmano, l'ebreo, il cattolico, il clandestino, l'omosessuale, lo zingaro, l'allievo, il maestro, il meccanico, il contadino, l'ignorante, il matto, l'onorevole, l'anarchico, la donna, l'uomo, il bambino, la bambina, lo sbirro, il siciliano, il piemontese, il fascista, l'americano, il rumeno... e così via. I ruoli diventano dei sostantivi nel momento in cui gli individui si riconoscono totalmente in essi, dimenticando di essere individui, e imparano a farlo molto presto. Gli allevamenti umani, infatti, fanno dimenticare agli individui di essere tali, unici e irripetibili, e creano invece scompartimenti sociali dove questi individui vengono ammassati dopo essere stati classificati e arruolati. Sei arruolato come allievo? Allora stai con tutti gli altri allievi, non puoi stare altrove, e in quanto allievo sei ignorante per definizione. Ti trovi per esempio a Milano ma sei nato a Napoli? Allora, come ricordava ironicamente Massimo Troisi, in quanto napoletano devi per forza essere un emigrante. Con i ruoli ci si divide, si confligge, si classificano gli individui, si generano razzismi e guerre. E ci si omologa in categorie stando all'interno di una omologazione generale, totale.
Attribuire un valore morale o economico a un ruolo è poi qualcosa di criminale, ma è proprio quello che questa società fa, sospinta da una cultura imposta e assunta da tutti come giusta. Classificare gli esseri umani, incasellare tutti gli esseri viventi, non ha altro scopo che quello di far attribuire molto arbitrariamente un valore morale o economico a degli individui divenuti ruoli, strumenti. Capiamo bene che la questione è solamente culturale, non certo naturale. Chi diffonde questa cultura da qualche millennio? Per quale motivo? Attraverso quali strutture e strumenti viene diffusa questa cultura della classificazione, del ruolo, della competizione, della scomparsa dell'individuo unico e irripetibile che non dovrebbe mai essere classificabile e giudicabile? Perché creare una società di etichette in perenne conflitto? A chi giova questa continua e calcolatissima guerra fra poveri, dove ognuno, credendo di difendere il proprio ruolo o la propria ideologia, non fa altro che perpetuare il sistema? Le risposte le abbiamo tutte, e conosciamo anche il modo per uscire fuori da questa tragedia, ma purtroppo anche questa nostra infausta cultura e gli strumenti atti a divulgarla sono diventati dei dogmi da difendere, per cui, ahimé, assisto ad un'umanità disumanizzata che si arruola e si ammazza da sé per cultura imposta, e sempre per cultura crede ciecamente in ciò che fa, anche se va palesemente contro i suoi stessi interessi. Certo che siamo nell'èra del paradosso! Chi proverà a dire a un arruolato che la colpa del disastro sociale è principalmente sua - perché si è fatto arruolare, perché ha creduto in questo tipo di cultura - vedrà tutto il tragico paradosso manifestarsi.
Se ci sono allevamenti vuol dire che a monte ci sono allevatori, ma se ci sono allevatori vuol dire che ancora più a monte qualcuno continua a fabbricare questo ruolo, facendosi allievo, cioè carne da allevare e arruolare, autodichiarandosi così un idiota che ha bisogno di addestratori e moralizzatori. Credo perciò che la colpa dei mali di cui soffre l'umanità non sia degli allevatori, ma di chi vuol farsi allevare e rinchiudere nei 'casamenti di grande superficie'.