'...La scuola, quella tradizionale, è
semplicemente un colossale impianto industriale per mezzo del quale si
distribuiscono, a chi vuole e a chi non vuole, dosi massicce di
anestetico intellettuale, culturale, politico e morale. Il suo prodotto
finito è quel cittadino-modello desolante, amorfo e malleabile che è
disperatamente incapace di critica, di ribellione e di autoaffermazione.
Su questo punto vale la pena di insistere: il diventare un maneggevole e volenteroso suddito è cosa meritoria per la scuola. Il non diventarlo cosa biasimevole. Ne consegue l'opportunità di neutralizzare i recalcitranti e, prima di tutto, separarli dagli altri. Il sistema scolastico fa di tutto per tracciare una chiara linea di demarcazione fra l'area dei remissivi e quella dei sediziosi.
Il metodo con cui si arriva a questa selezione è quello delle graduatorie di merito. In base a queste i bambini vengono divisi in categorie: i migliori, quelli così così e recuperabili, e i peggiori, non recuperabili.
I migliori, quelli che dimostrano la loro attitudine a raggiungere la licenza, il diploma e poi la maturità e la laurea, sono i bene ammaestrati, gli indottrinati, i manipolabili, quindi i fidati. I peggiori, destinati palesemente a restare senza titoli, senza etichette, senza cultura codificata, diventeranno individui imprevedibili e quindi infidi. Si provvede dunque a incoraggiare i primi in tutti i modi e a respingere i secondi. Se vuole ottenere l'approvazione e il plauso degli adulti, il bambino è pertanto costretto a darsi da fare, in qualsiasi maniera, per entrare nella categoria degli eletti.
E' così che nasce quel flagello scolastico che è la competizione. I compagni di scuola non sono più dei compagni, ma della gente da battere nella corsa verso il successo. un gioco stupido e disumanizzante che durerà per tutta la vita, che entrerà subdolamente a far parte della personalità del bambino e che lo porterà a diventare un miserevole scalatore sociale. Un gioco che sostituirà l'arrivismo al rapporto affettivo, la rivalità alla collaborazione, l'egoismo alla generosità'.
Su questo punto vale la pena di insistere: il diventare un maneggevole e volenteroso suddito è cosa meritoria per la scuola. Il non diventarlo cosa biasimevole. Ne consegue l'opportunità di neutralizzare i recalcitranti e, prima di tutto, separarli dagli altri. Il sistema scolastico fa di tutto per tracciare una chiara linea di demarcazione fra l'area dei remissivi e quella dei sediziosi.
Il metodo con cui si arriva a questa selezione è quello delle graduatorie di merito. In base a queste i bambini vengono divisi in categorie: i migliori, quelli così così e recuperabili, e i peggiori, non recuperabili.
I migliori, quelli che dimostrano la loro attitudine a raggiungere la licenza, il diploma e poi la maturità e la laurea, sono i bene ammaestrati, gli indottrinati, i manipolabili, quindi i fidati. I peggiori, destinati palesemente a restare senza titoli, senza etichette, senza cultura codificata, diventeranno individui imprevedibili e quindi infidi. Si provvede dunque a incoraggiare i primi in tutti i modi e a respingere i secondi. Se vuole ottenere l'approvazione e il plauso degli adulti, il bambino è pertanto costretto a darsi da fare, in qualsiasi maniera, per entrare nella categoria degli eletti.
E' così che nasce quel flagello scolastico che è la competizione. I compagni di scuola non sono più dei compagni, ma della gente da battere nella corsa verso il successo. un gioco stupido e disumanizzante che durerà per tutta la vita, che entrerà subdolamente a far parte della personalità del bambino e che lo porterà a diventare un miserevole scalatore sociale. Un gioco che sostituirà l'arrivismo al rapporto affettivo, la rivalità alla collaborazione, l'egoismo alla generosità'.
(Marcello
Bernardi, da Educazione e libertà)
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