Una citazione al giorno

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Data Rivoluzionaria

La banalità dell'Intelligenza Artificiale

Vi parlo di un'attività personale, ancorché effimera e ludica, perché penso sia utile in questo caso diffondere l'esperienza vissuta. Sto interrogando da giorni la cosiddetta 'Intelligenza Artificiale' per capire, capirla, prevederla, sondarla e scoprire - ed ho scoperto - come in realtà non sia altro che un potenziamento del sistema di comunicazione, in termini di velocità, relativa a una cultura specifica, la nostra, la stessa cultura che da 5000 anni sta conducendo l'umanità alla sua estinzione precoce. 
Quello che ho scoperto, in estrema sintesi, è che sui temi cari alla massa conformata la cosiddetta IA è insuperabile, fenomenale, risponde quasi bene a tutto (dico 'quasi' perché ci sarebbe da dire anche sul modo inutilmente ridondante con cui risponde), mentre se l'argomento è quel grande e complesso àmbito filosofico, politico, sociologico e antropologico che è l'anarchia, noto come questa IA cada in sterili semplificazioni e contraddizioni; insomma, risponde in modo superficiale, banale, stereotipato, proprio come se stessi discutendo con una persona che di anarchia sa ripetere soltanto tutti i luoghi comuni a essa colpevolmente riferiti e diffusi dall'ignoranza collettiva scolasticizzata. Anche se sollecitata a fare di più, a entrare nel merito di precisi argomenti o distinti pensatori, ad esempio sui libri di Proudhon, questa IA, una volta messa alle strette, commenta anzitutto così: 'effettivamente è come dici tu...', ricadendo però subito dopo nei soliti luoghi comuni. Se la correggo e ricorreggo mille volte, accade esattamente come prima: 'hai ragione, effettivamente è come dici tu...', ma continua a riportare il discorso sul campo dello stereotipo, sul pensiero unico. 
L'IA non acquisisce alcuna nuova conoscenza, né ne produce, ma propina le stesse cose, rielaborate, rimescolate, con una ridondanza direi persino stucchevole per i miei gusti. Quindi posso dire questo, associandomi a quanto dice anche Chomsky: la cosiddetta IA non è affatto un'intelligenza, ma un grande archivio di cose già date, già conosciute e codificate, quindi risponde solo in base a ciò che il sistema ha sempre voluto che la massa conoscesse. La differenza con quanto succedeva fino a qualche anno fa risiede nel fattore-tempo: se prima impiegavi qualche giorno nel fare una semplice ricerca sui libri avallati dalla cultura dominante, con l'IA ottieni le stesse risposte di prima, proprio identiche, ma le ottieni subito. 
E oltre a tutto quello che si potrebbe dire e che è stato già detto altrove intorno al 'pericolo IA' (ad esempio che è da sempre in mano alle forze militari o che è una tecnologia incredibilmente energivora), alcuni ricercatori puristi o filosofi come Ivan Illich potrebbero - a mio avviso con diritto - sostenere che con l'IA sparisce anche il gusto della ricerca fatta di biblioteche, archivi, schedari, appuntamenti, spostamenti, esplorazioni, interviste... che sono anche fonte di conoscenze, relazioni, convivialità... in una parola, di umanità! Se posso farvi un invito, è questo: riguardo a certi temi come l'anarchia, è sicuramente cosa utile e buona leggere direttamente i testi dei suoi pensatori, senza alcuna mediazione; di quei testi la rete e le biblioteche sono fornite. Fate dunque delle belle ricerche, ma di quelle vere, gratificanti e umane!

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Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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