Una citazione al giorno

Una citazione al giorno -
Data Rivoluzionaria

L'epoca del radicalismo scolastico, la scolacrazia e le sue vittime.


 La scuola produce nel popolo scolarizzato un fortissimo senso di devozione a essa, mille volte superiore al senso di appartenenza ecclesiastica che le teocrazie infondono nei loro fedeli servitori fin dall'età infantile. Stiamo inconsapevolmente vivendo nell'epoca di un mostruoso radicalismo scolastico, in un fideismo pericolosissimo. Ce ne possiamo accorgere attraverso le reazioni della folla, quando, di fronte all'evidenza scientifica di una scuola (che sia tradizionale o progressista, pubblica o privata, ortodossa o riformata...) che dimostra di creare una società tossica come la nostra, piena zeppa di coscienze asservite, massificate, violente, pronte solo all'obbedienza e alla produzione industriale-militare, questa folla reagisce con impeto virile a voler trovare - riuscendoci - qualsiasi pretesto pur di negare quell'evidenza scientifica e dare così la colpa a qualsiasi altra cosa, anche la più risibile e contraddittoria. Ad esempio, le reazioni degli scolarizzati in merito alle evidenze descritte in sintesi anche da Carl Sagan circa i danni cagionati dalla scuola e pubblicate recentemente sulla nostra pagina facebook, dimostrano proprio questo preoccupante fideismo, un asservimento generale dei cervelli nei confronti della scuola in quanto tale. Dice Carl Sagan:

'Se andate a parlare con i bambini dell'asilo o della prima elementare, troverete classi piene di appassionati di scienza. Fanno domande profonde. Chiedono: 'cos'è un sogno, perché abbiamo le dita dei piedi, perché la luna è rotonda, qual è il compleanno del mondo, perché l'erba è verde? Sono domande profonde e importanti. Vengono fuori da sole. Se andate a parlare ai ragazzi dell'ultimo anno delle superiori, non c'è nulla di tutto questo. Non sono più curiosi. Tra l'asilo e l'ultimo anno delle superiori è successo qualcosa di terribile'

E' evidente che la 'cosa terribile' di cui parla Sagan è la scuola stessa, ma questa evidenza non può essere ammessa dai devoti fondamentalisti della scuola, che intraprendono così la loro battaglia a sua difesa. La cosa oltremodo preoccupante è che la difesa, da parte di questo popolo cieco e iniziato fin da bambino alla devozione scolastica, viene attuata molto spesso inconsapevolmente, ormai come un automatismo mentale: è un riflesso condizionato pavloviano. E che cosa dice, di solito, questo popolo ferocemente in soccorso della scuola in quanto tale?  

  • E' questo tipo di scuola che non va bene.
  • La colpa è dei professori.
  • E' un problema di oggi, una volta non era così.
  • Sì, ma dipende.
  • La scuola italiana è da cambiare.
  • La scuola ha fatto anche cose buone.
  • La mia esperienza è positiva.
  • Sì, però Einstein...

Eccetera, eccetera. 

Tutte queste affermazioni, e molte altre (il campionario è vasto), non rivelano altro che una tenace devozione nei riguardi di una macchina concepita per lo sterminio delle coscienze e delle intelligenze quale è la scuola. Einstein, mente profonda, è poi uno di quelli da non prendere proprio in considerazione se si vuol perorare la causa della chiesa-scuola (nella nostra pagina facebook sono state pubblicate sue dichiarazioni in merito alla scuola, non c'è che da informarsi prima di cadere nel luogo comune o nello stereotipo; atteggiamento, questo, che proviene proprio da una formazione scolastica) e se la cavava anche male in matematica, finché è stato a scuola. 

Il cervello, per funzionare bene, ha bisogno di libertà, di autonomia individuale, di autodeterminazione, di ambienti non gerarchizzati o coercitivi, di tutte quelle cose che la scuola distrugge scientemente, che lo vogliano o no i docenti, che ne siano consapevoli o no, che facciano i rivoluzionari o i conservatori. I lettori possono spulciare tra i nostri post della pagina facebook e scoprire che il mondo è andato avanti per merito di grandi inventori autodidatti o di quelli che, malgrado l'azione devastante della scuola, sono riusciti a salvare la propria creatività, o di quelli che la scuola hanno potuto abbandonarla ancora da bambini. Davvero si pensa che il sistema metta in campo la scuola, per giunta con obbligo di istruzione, per emancipare le masse produttrici e liberarle dal sistema stesso? Di fronte a questa credenza c'è chi ride per non piangere.

E' gravissima questa coriacea e cieca fidelizzazione sacrale alla scuola da parte della massa, ma è proprio questo il segno irrecusabile del fatto che la scuola, in quanto istituzione che pone come fine se stessa, abbia svolto fino a oggi un lavoro eccellentissimo. E di certo, dato il suo prodotto sociale, continuerà a svolgerlo sempre più serenamente. Non è vero che 'la nostra scuola non funziona', come spesso sentiamo ripetere banalmente, in modo sbrigativo e onorando il consueto luogo comune e la volontà di difendere l'indifendibile: per gli scopi occulti - oggi assai meno occulti - che si è prefissa fin dalle sue origini istituzionali (vedi 'programma occulto' di Ivan Illich), la scuola funziona perfettamente e magnificamente, purtroppo! 

Il fine del potere è il potere. Il fine di un'istituzione è quell'istituzione. Il fine della scuola è la scuola, con tutto quello che ciò comporta in termini di addomesticamento e indottrinamento/manipolazione delle masse.

Consigli di lettura



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Gustavo Esteva

'...A quel punto, sia mia figlia che noi genitori sapevamo che il problema non è la qualità della scuola, ma la scuola stessa. Per quanto riconfigurassimo l’aula, il programma di studio, ecc., la scuola rimaneva il problema e non la soluzione. Per quanto la nostra scuola fosse libera, per quanto fossero belli l’albero e il giardino che sostituivano l’aula, per quanto gli insegnanti fossero aperti e creativi, la nostra scuola era ancora una scuola. (Illich l’avrebbe messo in luce con estrema chiarezza nel suo Descolarizzare la società, come ho scoperto molti anni dopo)'.

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